“Viva la Rivoluzione socialista mondiale” – Entusiasmo alle stelle per Alan Woods all’assemblea di Bologna

La sala principale del circolo Arci Guernelli (che ringraziamo per l’ospitalità) ieri sera era stracolma per l’assemblea Revolution for future, introdotta da Alan Woods, segretario della Tendenza marxista internazionale, in Italia in questi giorni per un tour che, dopo Milano e Bologna, toccherà anche Napoli e Roma.

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Oltre cento persone hanno seguito con grande interesse l’intero dibattito, durato più di tre ore.

Il successo è stato tale che, finiti i posti a sedere, i ritardatari si sono dovuti sistemare al piano superiore, creando una sorta di galleria, un po’ come a teatro!

Dopo una breve introduzione di Domenico Minadeo, di Sinistra classe rivoluzione Bologna, la relazione di Alan si è incentrata sulla storia del bolscevismo, il tema del suo ultimo libro tradotto in italiano e di cui sono già disponibili due dei tre volumi. Il suo discorso era lontano anni luce dall’atteggiamento pedante e puramente teorico di tanti professoroni universitari. La storia del bolscevismo per un marxista è piena di lezioni da imparare per il presente.

“Quando iniziarono il lavoro di propaganda, i bolscevichi venivano trattati con diffidenza davanti alle fabbriche. I loro slogan a favore della Repubblica venivano respinti con sdegno dai lavoratori, che avevano una fiducia cieca nello Zar, il “Piccolo padre”. I volantini venivano stracciati e a volte i militanti bolscevichi venivano addirittura picchiati dai lavoratori. Poi improvvisamente, nel giro di poche ore, tutto cambio. Era il 9 gennaio 1905, la domenica di sangue, quando lo Zar fece sparare su una folla inerme causando almeno mille morti. Quella sera a migliaia ai lavoratori bussarono alle porte delle sedi dei bolscevichi, chiedendo armi per rispondere alla repressione.”

Cambiamenti bruschi e repentini sono anche oggi all’ordine del giorno e bisogna trovarsi pronti. La ricchezza dell’esperienza storica del bolscevismo ci fa capire come non basti proclamare un partito e aspettare che i lavoratori vi aderiscano, come pensano i settari. Bisogna stare là dove sono le masse, anche quando queste ultime seguono i moderati, e spiegare pazientemente le idee del marxismo.

“Questa è l’essenza del pensiero di Lenin: nel febbraio del 1917 i bolscevichi erano una minoranza. Per conquistare le masse si basarono su un semplice slogan: “Pace pane e terra” e sfidarono i menscevichi a mettere in pratica queste rivendicazioni rompendo con i borghesi al governo. Sulla base dell’esperienza concreta conquistarono la maggioranza nei soviet degli operai e dei soldati e solo allora lanciarono la parola d’ordine dell’insurrezione.

L’Ottobre non fu un colpo di stato attuato da cospiratori intriganti, ma fu una vera rivoluzione di massa. Centinaia di libri e trasmissioni televisive scritti e condotte da “insigni” studiosi e professori universitari non possono cancellare questo fatto.”

D’altra parte, come ha spiegato Alan, “O sei un accademico, o sei un marxista. Non puoi essere entrambe le cose!”

“Oggi la storia del partito bolscevico assume un’importanza ancora maggiore, dato che nel mondo stiamo assistendo a una rivoluzione dopo l’altra. Dal Cile al Libano, dall’Ecuador all’Iraq. Core un fulmine caduto dal cielo, milioni di persone hanno detto basta e vogliono un cambiamento radicale. È una rivoluzione mondiale, ma la domanda è: noi siamo pronti per guidare queste rivoluzioni alla vittoria?”

Diversi interventi hanno animato un dibattito per nulla banale. Francesco Cassarà, di Scr Bologna, ha sottolineato l’importanza di portare le idee rivoluzionarie del bolscevismo nei movimenti di massa attuali, come quello di Fridaysforfuture. Francesco Giliani, di Scr Modena, ha denunciato le mistificazioni portate avanti dai mass media e anche sui libri di scuola rispetto al bolscevismo e alla rivoluzione russa. Margherita Colella, di Scr Parma, ha sottolineato il filo rosso che collega la lotta dei bolscevichi alle rivoluzioni di oggi, come quella del Cile, con la costruzione da parte delle masse di strutture simili ai soviet,come i cabildos abiertos.

Ci sono state anche domande e sollecitazioni da parte della platea. “Molti miei amici mi danno ragione, il capitalismo non funziona, dicono, ma poi affermano di non volersi impegnare perché vogliono tutelare la loro libertà come individui. Come fare a spiegare loro il valore della militanza collettiva?” Ha chiesto un ragazzo.

“Ma siamo sicuri che queste in Cile o in Libano siano vere rivoluzioni? O sono fuochi isolati che verranno facilmente soffocati?” è stato un altro dubbio sollevato.

Alan Woods ha risposto, seppur nel breve tempo a disposizione, con grande efficacia a tutte le questioni poste.

“Più che a dei fuochi, le mobilitazioni di queste settimane assomigliano a veri e propri incendi. In Ecuador, il governo ha dovuto lasciare la capitale, ad esempio, assediato dai manifestanti. Ma è chiaro che anche la situazione migliore può essere vanificata a causa della mancanza del fattore soggettivo. In Russia se non ci fosse stato il partito bolscevico, anzi se non fosse stato per due uomini, Lenin e Trotskij, la rivoluzione sarebbe stata sconfitta.

“Spesso nei dibattiti mi imbatto in qualcuno che è restio ad organizzarsi. Ricordo loro che un individuo da solo non può fare nulla, che un operaio senza organizzazione è materia grezza pronta ad essere sfruttata dal padrone. Puoi provare a fuggire dalla politica, ma la politica ti cercherà. Puoi rifugiarti nella tua comoda stanzetta, e chiuderti a chiave e nasconderti sotto il letto, ma la politica butterà giù la porta e ti tirerà fuori.

“Gli scettici e i cinici saranno spazzati via dal venti della lotta di classe, come l’alta marea spazza via tutta la sporcizia che rimane a riva, lasciata dal riflusso della marea precedente.

Dobbiamo prepararci per l’inizio della nuova era che è già cominciata, quella della rivoluzione.

Viva la rivoluzione socialista mondiale!”

La platea era così entusiasta e l’ambiente così elettrico che, appena Alan ha concluso la sua replica, subito sono state intonate all’unisono due fra le canzoni più celebri del movimento operaio: l’Internazionale e Bandiera Rossa.

Non ci poteva essere finale migliore per questa splendida serata, che è stata un successo anche dal punto di vista finanziario. Circa 230 euro sono stati raccolti per l’autofinanziamento del tour di Alan!

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