Venezuela: Per una posizione di classe – Dichiarazione di Lucha de Clases e della Junta Patriótica de Salvación sulla crisi politica attuale

Pubblichiamo di seguito una dichiarazione congiunta pubblicata da Lucha de Clases (sezione venezuelana dell’ICR) e dalla Junta Patriótica de Salvación, sull’attuale crisi politica in Venezuela. In questa dichiarazione, viene sviluppata una posizione di classe di fronte all’autoritarismo del governo e la finta maschera democratica che la destra filo-imperialista sta sbandierando oggi.

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Bisogna comprendere come il governo di Maduro non abbia nulla a che vedere con quello di Chavez. Anzi, rappresenta esattamente il contrario. Chavez ha guidato la Rivoluzione bolivariana, che ha comportato la confisca delle terre, la creazione di organismi di controllo comunitari, il controllo dei lavoratori, le nazionalizzazioni, lo scontro con l’imperialismo, la discussione sul socialismo, ecc. Maduro è stato a capo di una restaurazione borghese e oligarchica, che ha comportato la restituzione delle terre ai latifondisti, le privatizzazioni, la distruzione di ogni forma di controllo dei lavoratori, gli attacchi alla contrattazione collettiva, l’incarcerazione degli attivisti operai che si oppongono a queste misure, ecc.

Questo è un governo che ha anche usato metodi bonapartisti per eliminare l’opposizione, non solo a destra, ma anche a sinistra. Hanno sottratto le iscrizioni al registro elettorale di partiti come Tupamaros, Union Popular Venezolana, Patria Para Todos e al Partito Comunista del Venezuela (PCV), tutte formazioni politiche che hanno sempre sostenuto Chavez. Sono arrivati al punto di inventare un falso partito composto da agenti pagati per tentare di rubare il nome del Partito Comunista.

I compagni di Lucha de Clases, la sezione venezuelana dell’ICR, hanno spiegato che la classe lavoratrice non poteva sostenere alcun candidato. Hanno caratterizzato queste elezioni come la scelta fra morire per soffocamento o per decapitazione.

È necessario fare un bilancio serio rispetto all’esperienza della Rivoluzione bolivariana, delle sue conquiste, ma soprattutto dei suoi limiti. Chi fa una rivoluzione a metà si scava la fossa da solo. Dobbiamo imparare dagli errori del passato per non ripeterli.


Prima del 28 luglio, i lavoratori si trovavano di fronte alla difficile scelta tra il mantenimento del disastroso governo di Maduro, al servizio dei nuovi ricchi del PSUV, e l’opzione ultra-liberista, favorevole alle privatizzazioni, sotto la guida della borghesia tradizionale e dei loro padroni imperialisti. Entrambe queste opzioni rappresentavano due facce della stessa medaglia: la continuazione dei tagli e dell’austerità per le masse operaie, che scaricano sui lavoratori il costo della crisi del capitalismo venezuelano.

Alla fine del processo elettorale, il CNE [Consejo Nacional Electoral, Ndt], ha dichiarato come vincitore il presidente Nicolas Maduro, senza pubblicare i verbali di tutti i seggi elettorali, come prevedono i parametri stabiliti dalla legge. Il CNE e i funzionari dello Stato hanno ripetutamente dichiarato di essere stati vittime di attacchi cibernetici, ma hanno sospeso l’indagine prevista che avrebbe dovuto fornire prove di tali affermazioni. Maduro ha presentato un ricorso controverso alla Corte Suprema di Giustizia (TSJ), nel tentativo di prendere tempo.

Lunedì 5 agosto, il CNE ha presentato alla magistratura i presunti verbali elettorali, per quella che dovrebbe essere una disamina a porte chiuse, da parte di un’istituzione totalmente subordinata a Miraflores [il palazzo presidenziale, Ndr]. Nel frattempo, la destra filo-imperialista ha creato un sito web nel quale ha pubblicato più dell’80% di presunti verbali degli scrutini che darebbero la vittoria al suo candidato, Edmundo González. La contesa tra i vecchi e i nuovi ricchi ha aperto una nuova crisi istituzionale che sta facendo sprofondare il paese in una spirale di conflitto, dalla quale i lavoratori non ha nulla da guadagnare.

L’imperialismo americano ha dichiarato vincitore delle elezioni il loro burattino, Maria Corina Machado. Questa linea è stata seguita da numerosi governi latinoamericani subordinati agli Usa. L’imperialismo americano ha anche fatto sapere attraverso i propri portavoce che la pazienza degli Stati Uniti e della comunità internazionale “sta finendo”. È nostro dovere condannare queste minacce provenienti dalla potenza più reazionaria sulla Terra, che vanta una lunga lista di genocidi, invasioni e colpi di Stato. Il suo piano è di saccheggiare le risorse naturali su una scala ancora più ampia e imporci la dittatura delle sue banche e multinazionali.

Dopo la pubblicazione del primo bollettino dei risultati elettorali del CNE, la gente nei quartieri e nelle zone più povere ha espresso il proprio malcontento nel corso di quella che è stata chiaramente una sollevazione popolare. A differenza delle guarimbas [barricate stradali, Ndr] reazionarie del 2014 e del 2017 – che si erano sempre concentrate nei quartieri borghesi – il 29 luglio, le masse povere del Venezuela sono scese in strada per contestare un risultato che non riconoscevano. Le brutali politiche anti-popolari di austerità del governo, combinate con la repressione e la sospensione dei diritti democratici, hanno spinto la maggioranza delle masse povere nelle braccia di una destra disgustosa.

Questa è una realtà che non può essere nascosta. Il malcontento popolare ha fatto un importante salto qualitativo e le conseguenze di ciò determineranno ampiamente il corso degli eventi. È necessario separare la protesta popolare di massa del 29 luglio dalle forme di vandalismo, saccheggio e distruzione che ne sono seguite, a causa dell’infiltrazione di elementi del sottoproletariato, che hanno distorto il carattere originario di queste manifestazioni. Inoltre, ci sono stati omicidi e crimini d’odio contro attivisti popolari filo-Maduro che ripudiamo categoricamente.

Il governo non ha esitato a dispiegare il suo apparato repressivo poliziesco e paramilitare, che ha causato 24 morti e decine di feriti, oltre a più di 2mila arresti in meno di una settimana. Per il momento, il governo ha ripreso il controllo della situazione nelle strade. Da allora, i quartieri di Caracas, in particolare, sono pattugliati e sorvegliati dalla polizia e dai paramilitari. Le forze repressive dello Stato stanno facendo irruzione nelle case e arrestando manifestanti senza mandato.

In molti casi, le autorità non danno informazioni su dove si trovino i detenuti, impedendo alle famiglie di localizzarli immediatamente. I detenuti vengono condannati per crimini d’odio e terrorismo, senza permettere loro il diritto legittimo alla difesa legale e alla consultazione della documentazione dell’accusa. Il Presidente della Repubblica ha annunciato che i detenuti verranno trasferiti nelle prigioni di Tocuyito e di Tocorón, un commento che equivale a una sentenza di condanna aprioristica che ignora il principio della presunzione di innocenza. Inoltre, ha incoraggiato i membri del PSUV a denunciare i propri vicini mediante una finestra sull’applicazione VenApp, cosa che condanniamo fortemente.

Condanniamo fermamente tutte le violazioni dei diritti democratici del popolo in questi quartieri, la
repressione, gli arresti e le rappresaglie arbitrarie, la violazione del diritto a un giusto processo e le denunce contro più di 2mila persone che verranno condannate per gravi crimini con processi pieni di vizi procedurali. È nostro dovere chiedere l’immediata liberazione di tutti i cittadini arrestati arbitrariamente e l’annullamento dei procedimenti giudiziari nei loro confronti.

In ogni momento, i partiti della borghesia filo-imperialista hanno preso le distanze dalle proteste nei quartieri popolari, mostrando il timore che nutrono nei confronti dell’iniziativa delle masse povere e della possibilità di venirne sopraffatti. Hanno appoggiato la dichiarazione di Fedecámaras, nella quale la più grande associazione padronale del paese implora questi manifestanti pacifici di non turbare i suoi affari. La destra non ha detto una parola riguardo agli arresti arbitrari nei barrios [quartieri popolari, NdT] e si è limitata a denunciare solo gli arresti di dirigenti dei partiti del PUD [Piattaforma Democratica Unitaria, un’alleanza dei partiti di opposizione, Ndr]. Questo ci dice tutto quello che dobbiamo sapere sul carattere anti-operaio di questi reazionari.

A causa di circostanze eccezionali, oggi questi ultimi godono di un immeritato consenso elettorale di milioni di lavoratori e di poveri, che hanno apertamente tradito con il proprio silenzio.

Le organizzazioni che pubblicano questa dichiarazione credono che sia necessario portare avanti una posizione di classe coerente, che ci distingua in maniera netta sia dalla destra tradizionale – che spera di riconquistare il potere scatenando tutta la rabbia revanscista della reazione, non solo contro i chavisti, ma anche contro il popolo lavoratore nella sua interezza – e anche dall’autoritarismo del governo, che ci ha portati a questa impasse. Non crediamo nella falsa maschera “democratica” di una destra che nel passato ha organizzato ripetutamente colpi di Stato in Venezuela, facendo appello all’invasione di forze militari straniere e promuovendo sanzioni finanziarie contro il proprio stesso paese. Ma rigettiamo anche la narrativa menzognera all’insegna del vittimismo portata avanti dallo stesso governo Maduro che ha polverizzato i salari e i diritti dei lavoratori, ha posto fine alle libertà sindacali, si è allineato agli interessi dei grandi latifondisti, ha soffocato burocraticamente tutte le istanze di partecipazione popolare, ha saccheggiato il tesoro pubblico per il profitto dello strato di nuovi ricchi del PSUV, ed esprime una linea politica conservatrice ed ostile ai diritti civili, mentre negozia con Fedecamaras, Consecomercio e Conindustria [organizzazioni padronali venezuelane, NdT].

Chiediamo che la volontà della maggioranza del popolo espressa nelle urne venga rispettata, mentre facciamo appello alla massima sfiducia nei confronti della destra filo-imperialista.
È necessaria la completa indipendenza della classe operaia, al fine di combattere l’autoritarismo del governo con un programma di rivendicazioni di classe. Mentre chiediamo il ripristino dei diritti democratici violati nell’ultimo periodo, facciamo appello ai lavoratori nelle città e nelle campagne a organizzarsi per conquistare salari più alti e più ampi diritti sindacali, servizi pubblici di qualità, il diritto alla terra per i contadini e istruzione e lavori dignitosi per i giovani. Solo la lotta e l’organizzazione di tutti gli oppressi aprirà la via a un futuro migliore.

Al momento, si stanno aprendo scenari di dialogo sotto gli auspici dei governi di Brasile, Colombia e Messico. Se ciò si dovesse concretizzare, la destra e il governo negozierebbero il futuro del paese alle spalle e a danno del popolo lavoratore. Per questo motivo, rigettiamo e non riconosciamo tutti i negoziati a porte chiuse. Basta con le élite nazionali e internazionali che controllano il nostro destino!

L’assenza di un fattore politico soggettivo che rappresenti gli interessi dei lavoratori e del popolo ha impedito alle classi oppresse di difendere e consolidare i propri interessi nella società. Facciamo apertamente appello alla costruzione di un’alternativa rivoluzionaria, che sia capace di unire le forze della classe operaia e del popolo per sconfiggere i ricchi vecchi e nuovi e costruire una società che garantisca la soddisfazione dei bisogni della maggioranza. Tutti i lavoratori, i contadini, attivisti comunitari e i rivoluzionari coerenti che desiderino unirsi a noi in questa grande impresa sono invitati a partecipare. Facciamo appello al popolo chavista che oggi si sente tradito a sostenerci in questo compito colossale, che è l’unico che garantirà che gli interessi dei poveri di questo paese non continueranno ad essere calpestati. Dobbiamo fare affidamento soltanto alla nostra forza.

  • Rispettare i diritti democratici e piena libertà ai manifestanti!
  • Rispettare la volontà della maggioranza del popolo!
  • Massima sfiducia nella borghesia filo-imperialista!
  • Chiunque sia al governo, difendiamo i diritti!
  • No al dialogo tra le élite nazionali e internazionali!
  • Costruiamo l’alternativa rivoluzionaria!

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