Lo sciopero dei trasporti pubblici a New York

Italian translation of Transport workers strike in New York: "We Move NY. Respect Us!" by John Peterson (December 21, 2005)

Pubblichiamo questo articolo oltre ad una lettera sulla lotta del trasporto pubblico a New York. Il 22 dicembre i lavoratori sono tornati al loro posto di lavoro, dopo uno sciopero di tre giorni. La sezione locale del sindacato, attaccata dal padronato,dai mass media e dai loro stessi dirigenti nazionali, senza una chiara prospettiva su come proseguire ed allargare la mobilitazione, ha votato a maggioranza per sospendere lo sciopero. Al momento sono in corso trattative tra le parti per il rinnovo del contratto. Comunque finirà questa vertenza, i lavoratori americani hanno dimostrato tutta la loro forza: una volta che sapranno imporre una nuova e combattiva direzione del movimento operaio al posto di quella attuale, corrotta e burocratica, siamo convinti che nessuno potrà fermarli.

 

Pressato dalla base dei lavoratori, il sindacato dei trasporti pubblici di New York (TWU 100) ha dichiarato uno sciopero ad oltranza dei suoi 33000 lavoratori, paralizzando così il più importante sistema di trasporto pubblico degli USA. Questo è il primo sciopero della TWU di New York, lavoratori che garantiscono la mobilità di 7 milioni di persone in tutta l’area urbana, da quando, nel 1980, la città fu paralizzata per 11 giorni. Le rivendicazioni principali dei lavoratori riguardano il salario, la copertura sanitaria, il tfr e le pensioni.

La MTA (Metropolitan Transportation Authority, una sorta di assessorato/azienda ai trasporti, ndt) che sta chiudendo l’anno finanziario con un attivo di un miliardo di dollari, sostiene di non avere soldi per far fronte alle richieste degli scioperanti, che sembrano, al contrario, del tutto ragionevoli e sensate. Ancora una volta, mentre i profitti sono alle stelle, ai lavoratori che quei profitti hanno generato viene chiesto di tirare la cinghia: questo sciopero è l’ennesima riprova del profondo divario che esiste tra i lavoratori da una parte ed i padroni e lo stato dall’altra. I padroni, con il pieno appoggio dei club di milionari al governo, hanno già lanciato un’offensiva senza precedenti al sindacato (alla Northwest Airlines, General Motors, Delphi, Ford, etc.), e sperano di utilizzare questo attacco alla TWU come un ariete nei confronti di tutto il movimento operaio dichiarando lo sciopero “illegale” (come hanno fatto in questo caso), minacciando di inasprire le già severe sanzioni pecuniarie, le azioni disciplinari, i licenziamenti. Il loro obiettivo, fondamentalmente, è quello di abolire i contratti collettivi, ed è per questo che ci uniamo al loro slogan: “Niente contratto, niente lavoro”.

Come al solito, i media hanno cominciato a spararle enormi su questi lavoratori “avidi” ed “antiamericani”. Essi vorrebbero convincerci che non possiamo farci niente, che dovremmo accettare tutto e solo quello che ci viene offerto, senza poter mai aspirare ad una vita migliore. Dopo tutto, dicono loro, se calano i salari di tutti perché non dovrebbero farlo anche quelli dei lavoratori del trasporto pubblico? L’idea è la solita, quella di metterci l’uno contro l’altro, cercando di spezzare quei legami di solidarietà di classe che tengono insieme i lavoratori di tutte le categorie, in una corsa al ribasso dei nostri salari e del nostro tenore di vita. L’ultima cosa che vorrebbero, infatti, è che ci rendessimo conto che dovremmo lottare tutti insieme per aumentare i salari, i diritti e le condizioni di lavoro.

Perciò mentre i media ed il governo scaricano la loro potenza di fuoco contro i lavoratori, tutto il movimento operaio deve sostenerli, perché il risultato di questo sciopero avrà conseguenze importantissime su tutto il movimento operaio americano, tanto martoriato: potrebbe essere, finalmente, l’inizio di un cambiamento vero da venticinque anni a questa parte di attacchi ai lavoratori. La lotta della TWU è la nostra lotta: un’offesa a uno di noi è un offesa a tutti!

21 Dicembre 2005.