Obama e la crisi dell’industria dell’auto Italian Share Tweet Italian translation of Obama’s Auto Task Force Preparing Worst Cuts in Decades (April 7, 2009) Così come la visita in Europa a seguito del vertice G-20 di Londra del presidente Barack Obama è la proiezione del "nuovo volto della politica americana", negli stessi Stati Uniti questa immagine sta già iniziando a sgretolarsi sotto la dura realtà della crisi economica. Ad esempio, Obama non si rivolge più ai lavoratori nei termini del "cambiamento", ma piuttosto, con il freddo vocabolario di Wall Street: solvibilità, redditività e responsabilità. E queste parole non sono vuote di significato. Il recente piano di ristrutturazione dell'amministrazione è stato seguito dalla chiusura delle fabbriche, licenziamenti di massa, tagli salariali e previdenziali e, eventualmente, la chiusura di intere società. Nonostante sia stato eletto con il sostegno entusiasta dei sindacati, a meno di tre mesi dopo l'avvento al potere, Obama ha già avviato il peggiore attacco degli ultimi decenni all'industria-chiave dell'auto, fortemente sindacalizzata. Trovandosi sull’orlo del fallimento a causa di una pessima gestione , le “grandi tre” case automobilistiche statunitensi GM, Ford e Chrysler hanno visto tutti i loro profitti crollare a causa della crisi economica e un forte calo nella vendita di automobili. GM ha perso 82 miliardi di dollari soltanto negli ultimi quattro anni e il suo valore in Borsa è sceso al suo livello più basso dal 1934. Nonostante resti uno dei settori meglio pagati della classe operaia negli Stati Uniti, in questo stesso periodo i lavoratori auto hanno visto i loro salari e le loro pensioni, a tutti i livelli, costantemente erodersi mentre decine di stabilimenti sono stati chiusi e centinaia di migliaia di posti di lavoro eliminati. Nel mese di dicembre, GM e Chrysler , rispettivamente la più grande e la terza azienda nel settore automobilistico USA, hanno annunciato di essere a rischio bancarotta nel 2009 e hanno chiesto al governo federale l'aiuto finanziario di emergenza, al fine di sostenere le società. Nell'ambito del programma TARP (il piano di salvezza delle istituzioni finanziarie, ndt), l'allora amministrazione Bush ha dato aiuti alle società automobilistiche un pacchetto di prestiti pari a 17,4 miliardi di dollari, che è stata seguito da ulteriori prestiti nel mese di febbraio che hanno portato il totale a 39 miliardi di dollari di fondi pubblici elargiti a GM e Chrysler. In dicembre, le direzioni di GM e Chrysler, assieme con i rappresentanti sindacali della UAW, sono stati invitati al Congresso per una serie di colloqui pubblici per negoziare i termini del pacchetto di salvataggio. Tuttavia, sin dall'inizio la maggioranza del Partito democratico ha chiarito che la loro intenzione era di dare prestiti solo a condizione che GM e Chrysler mostrassero "responsabilità fiscale" e di "fare tutto ciò che è necessario" per fare ancora una volta profitti e così rimborsare il Tesoro degli Stati Uniti e la Federal Reserve Bank. Al management di GM e Chrysler è stata fornita anche una scadenza per completare il piano di ristrutturazione per riportare le imprese a essere redditizie. Il Presidente Obama ha chiesto personalmente maggiori concessioni da parte del sindacato, dichiarando:“Pensiamo che possiamo avere un'industria automobilistica statunitense di successo. Ma è tempo di averne una realisticamente progettata per andare controcorrente e per emergere – infine – più snella, ridotta e competitiva di come è attualmente”. Inoltre, il Presidente ha annunciato che avrebbe creato una task-force per il settore automobilistico, guidata dal segretario del Tesoro Timothy Geithner - che gestirà i prestiti e che in effetti potrebbe anche prendere decisioni in merito ad alcuni aspetti della gestione del settore, lasciando la struttura di gestione delle società in vigore. Le società sono stati messe in una forma di amministrazione controllata, non sono state nazionalizzate, e certamente non sono sotto il controllo pubblico e democratico. I piani padronali di GM e Chrysler puntano ad aumentare i profitti a spese dei lavoratori: eliminando 50000 posti di lavoro in entrambe le società, con la chiusura di 14 impianti GM del Nord America entro il 2012 e l'eliminazione in toto dei marchi Pontiac e Saturn, oltre a ulteriori tagli dei salari , delle pensioni e delle assicurazioni sulla salute (negli Stati Uniti la sanità è privata, e i lavoratori auto hanno diritto per contratto a un'assicurazione sanitaria minima, ndt). Tuttavia, dopo aver esaminato i piani, il presidente della task force auto le ha respinte il 30 marzo e ha annunciato il proprio piano. Ha spinto anche per il licenziamento del direttore esecutivo della GM Wagoner e per l'azzeramento della maggioranza del CdA aziendale. Il licenziamento di Wagoner indubbiamente ha fatto piacere a molti operai: Wagoner è stato responsabile di anni di tagli salariali, di posti di lavoro e previdenziali e alla chiusura degli impianti GM, pur guadagnando uno stipendio multi-miliardario e regalandosi un aumento del 64% del salario nel 2007. Ha difeso la direzione aziendale della GM, che ha sette livelli, ognuno dei quali ha ricevuto grandi aumenti salariali per diversi anni di fila, mentre ai lavoratori dicevano che erano i loro stipendi e "privilegi" a rovinare l’azienda. Tuttavia, la cacciata di pochi membri del consiglio d'amministrazione (perché non tutti?) serve a dire pubblicamente che qualcosa si sta facendo: Obama è stato eletto sulla base di un'immagine populista “pro-labour”, e il licenziamento dell'amministratore delegato di un'importante azienda ne rafforza l'immagine, lasciando però la gestione della struttura stessa intatta. Ma i dettagli del nuovo piano sono più che sufficienti per cancellare ogni dubbio per quanto riguarda quali interessi vengono difesi. Tale piano, denominato “Un nuovo Percorso dell’amministrazione Obama per il ritorno all’efficienza di GM e Chrysler" delinea a tutti gli effetti tagli ancora più profondi di quelli per cui hanno spinto tanto i padroni. Pur non essendo disponibili ancora cifre precise, il percorso delineato per le società è un "fallimento controllato" per Chrysler e un numero ancora maggiore di tagli ai posti di lavoro e la chiusura di più stabilimenti GM . I piani per entrambe le società sono stati definiti insufficienti a tagliare la "passività a lungo termine" - cioè, le pensioni, l'assistenza sanitaria e i salari. Il nuovo piano dà un'ultimatum alle società sostenendo che tali costi devono essere tagliati in modo rapido e totale, e che "le migliori possibilità di successo risiedono nell'utilizzo dello strumento della bancarotta in modo veloce e chirurgico". La task force ha dato a Chrysler 30 giorni per o fondersi con la Fiat o dichiarare fallimento. La stessa relazione, inoltre, ha lodato la Fiat per i propri recenti tagli - non importa gli effetti che questa può avere sui lavoratori italiani e le loro comunità! E ha dato 60 giorni di tempo a GM per accettare il nuovo piano, il che significa che deve approvare una ri-negoziazione del contratto con la UAW. La direzione dell'UAW e GM hanno già raggiunto un accordo su un nuovo contratto che concede alla società più di 1 miliardo di dollari di tagli, anche se questo deve essere ancora ratificato - o respinto - da una votazione dei membri del sindacato. Se le aziende non rispetteranno queste scadenze, la task force di Obama taglierà tutti i fondi pubblici, causando così la bancarotta vera e propria. Le multinazionali citate si stanno dirigendo verso il fallimento perché una volta arrivati a quel punto i contratti siglati con la UAW (e tutti gli altri) diventano nulli. Se verrà permesso che questo accada, vorrà dire che i padroni , attraverso i tribunali, potranno imporre i salari, le prestazioni, i diritti e la rappresentanza sindacale, ai lavoratori dell'auto. Lungi dall’ "aiutare i lavoratori ad attraversare la recessione", che era il suo obiettivo dichiarato, quando la task force annunciò il piano, il piano di Obama è quello di usare la crisi economica per spezzare la spina dorsale della UAW, uno dei più forti sindacati negli Stati Uniti. L'esempio dell'occupazione delle fabbriche da parte dei lavoratori dell'auto negli Stati Uniti degli anni Trenta e la lotta dei lavoratori canadesi dell'impianto di Aradco forniscono esempi concreti per la classe operaia negli USA!Il trattamento riservato al settore auto è in netto contrasto con quello garantito alle grandi banche e alle compagnie di assicurazione. In questo stesso periodo, sotto lo stesso programma TARP che è stato usato per "aiutare" l'industria automobilistica, alla grande compagnia di assicurazioni AIG sono stati dati 40 miliardi di dollari di denaro pubblico senza alcuna condizione o ultimatum. Questa enorme quantità di fondi pubblici, in gran parte pagati dai contribuenti, dalla classe operaia, è stata elargita anche senza licenziamenti di manager inetti , invece il management dell'AIG gestione ha utilizzato questi fondi per dividersi tra loro milioni di dollari una tantum e pacchetti week-end con gite a Las Vegas! Le politiche economiche di Obama, nonostante la sua immagine di “amico dei lavoratori”, sono finalizzate a mantenere il capitalismo americano e di far ricadere il peso di questa operazione sulle spalle della classe operaia. Le enormi somme di denaro che sono state consegnate alle grandi banche sono tutti debiti che ricadono sui contribuenti da restituire non solo oggi, ma letteralmente per i prossimi decenni a venire. Questi debiti saranno pagati attraverso enormi tagli nella pubblica istruzione, la sanità e in tutti gli altri servizi pubblici e si tradurrà in un calo del tenore di vita per le generazioni a venire. Questa è la dura realtà del capitalismo, che è il motivo per cui molti lavoratori e della gioventù negli Stati Uniti oggi non sono solo stanno cominciando a chiedersi se Obama può portare un vero cambiamento, ma mettono anche in discussione il sistema che egli difende. No ai tagli, alle chiusure degli stabilimenti e ai licenziamenti! Nazionalizzare l'industria automobilistica sotto il controllo democratico dei lavoratori! 7 aprile 2009 Source: FalceMartello