Il marxismo e #occupy - Assemblee con Alan Woods

Tra il 18 e il 24 maggio Alan Woods, teorico marxista britannico e direttore del sito In defence of Marxism (www.marxist.com), sarà in Italia per una serie di assemblee. La discussione verterà sul movimento #occupy e l’intervento dei marxisti.

Ecco le date:

Milano

Venerdì 18 maggio, ore 18.00

Università Statale
Via Festa del Perdono, 7
Facoltà di lettere e filosofia

Genova

Sabato 19 maggio, ore 16

Centro sociale Buridda
Aula magna della vecchia sede della Facoltà
di Economia e commercio
Via Bertani

Bologna

Lunedì 21 maggio, ore 20.30
Aula III Facoltà di Lettere  
Via Zamboni, 38

Roma

Martedì 22 maggio, ore 17
Università La Sapienza
Edificio Enrico Fermi (nuovo ed. Di Fisica)
aula IV – secondo piano
in collaborazione col Collettivo Stella Rossa

Napoli

Mercoledì 23 maggio, ore 15.30
Università degli studi di Napoli Federico II,
Facoltà di architettura,
via Forno vecchio 36, piano terra aula S04

Per l'occasione, abbiamo pubblicato un opuscolo, il marxismo e #occupy, (la copertina è qui a fianco) scritto dallo stesso Alan Woods e originariamente rivolto ad un pubblico statunitense.

Perchè discutere in Italia di questo movimento? In primo luogo, gli Usa sono ancora il cuore economico, politico e ideologico del capitalismo internazionale. Per decenni sono stati descritti come privi di lotta di classe, nascondendo in realtà una situazione esplosiva che andava man mano accumulandosi con enormi disparità sociali, pochissime garanzie in termini di servizi fondamentali, una povertà dilagante. Il fatto che oggi queste contraddizioni esplodano è un elemento fondamentale per la lotta di classe internazionale.

Inoltre, crediamo che queste mobilitazioni, che hanno attraversato tutto il mondo con caratteristiche simili (basti pensare al movimento degli Indignados in Spagna) sollevino problematiche non di poco conto: il ruolo della direzione, lo spontaneismo, la degenerazione burocratica, la democrazia e il consenso, lo Stato. Sono argomenti di totale attualità nelle lotte italiane.

La tradizione del movimento studentesco e giovanile italiano negli ultimi anni ha mostrato infatti molti di quei limiti riconducibili all’impostazione dell’anarchismo. Chiunque abbia partecipato alle assemblee di movimento, nelle scuole e nelle università, ha ben presente cosa sia l’inconcludenza di assemblee che durano per ore e ore dove in nome del “consenso” non si sottopongono le proposte a votazioni democratiche. Una delle ragioni per cui quel movimento esaurì le proprie energie fu proprio il fatto che ampi strati di studenti, che si affacciavano per la prima volta alla politica attiva, erano sconcertati dall’inconcludenza delle discussioni e dal fatto che la loro voce non aveva di fatto peso.

Più recentemente abbiamo ritrovato gli stessi problemi nella costruzione della manifestazione del 15 ottobre del 2011, dove si è arrivati senza un percorso di discussione democratica e senza una vera organizzazione, debolezza che si è pagata con la repressione che tutti conosciamo.

Il 15 ottobre abbiamo visto anche nella realtà le conseguenze della confusione sul ruolo dello Stato e sull’uso della violenza. Da una parte chi confidava in un comportamento “responsabile” da parte della polizia e dei carabinieri si è ritrovato in mezzo a cariche ingiustificate e caroselli dei blindati in piazza San Giovanni. Dall’altra chi teorizza lo scontro minoritario e l’azione individuale, ha prestato il fianco proprio alla repressione dello Stato, con atti di violenza che alla maggioranza dei manifestanti risultavano inspiegabili e senza neanche scalfire la solidità dell’apparato repressivo e delle banche che hanno prontamente sostituito le vetrine rotte e hanno continuato poi a dare le indicazioni per il massacro sociale.

Il tema della violenza è poi riemerso in Val Susa, dove ancora una volta la repressione più feroce protegge gli interessi delle aziende contro la popolazione della valle, e dove però appare anche sempre più chiaro che per sconfiggere questa repressione serve una mobilitazione generale e organizzata, che superi i confini della Valle e che ponga in questione l’intero sistema.

Diventa infatti ogni giorno più evidente che per poter vincere le tante battaglie che si aprono è imprescindibile porsi il problema di sconfiggere l’attuale sistema politico ed economico, e concretamente questo vuol dire tornare a porre il problema della presa del potere: sostituire l’attuale potere di una infima minoranza privilegiata sulla maggioranza dell’umanità con quello della maggioranza organizzata sulla minoranza rovesciata.

Alla fine il punto determinante sono gli strumenti di cui ci dobbiamo dotare per vincere. Fra questi strumenti, teorici e pratici, i partiti politici, i sindacati e le organizzazioni studentesche e giovanili ricoprono un ruolo fondamentale.

Se ribellarsi è giusto, solo organizzandoci possiamo avere la forza necessaria ad avere la meglio nello scontro di classe. Su queste ed altre tematiche stringenti invitiamo tutti a confrontarsi con noi in occasione delle assemblee da noi organizzate.

Per info: redazione@marxismo.net – 0266107298

Chi è Alan Woods:

Marxista Britannico, nato a Swansea nel 1944, è direttore del sito www.marxist.com e dirigente della Tendenza Marxista internazionale.

É attivo nel movimento operaio internazionale fin dagli anni sessanta. Negli anni settanta ha partecipato alla lotta contro il franchismo in Spagna. La difesa del metodo e del programma del marxismo è sempre stato uno dei suoi principali obiettivi. A questo proposito nel 1995 ha scritto con Ted Grant il libro La Rivolta della ragione, filosofia marxista e scienza moderna.

In prima fila nell’appoggio ai processi rivoluzionari in America Latina nello scorso decennio, ha pubblicato in italiano “La rivoluzione venezuelana” una raccolta di articoli sulla rivoluzione bolivariana.

Arriva oggi in Italia per discutere del suo nuovo opuscolo, il marxismo e #Occupy, delle prospettiva per la lotta internazionale contro la dittatura del capitale e della necessità di un alternativa rivoluzionaria.

Source: FalceMartello (Italy)

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