Sud Africa: la vittoria di Pirro dell’ANC - il futuro è di lotta di classe!

Le elezioni politiche sudafricane del 7 maggio si sono concluse con una netta vittoria dell’African National Congress. Ma sotto la superficie cova uno sentimento di rabbia e disillusione verso la corrotta direzione di destra del partito attraverso il quale le masse hanno rovesciato il regime di Apartheid.

I risultati finali mostrano una vittoria dell’ANC (il partito simbolo della lotta contro l'apartheid, tradizionale rifermento della masse nere, ndt) con il 62,2% dei voti contro il 22,2% della Democratic alliance (Alleanza democratica, l'erede dei partiti tradizionali della borghesia bianca pre-apartheid, ndt) e il 6,4% dell'Economic Freedom Fighters (Combattenti per la libertà economica), di recente formazione. L’ANC ha ottenuto 249 seggi nell’Assemblea Nazionale, il che significa 15 seggi in meno rispetto ai 264 vinti nel 2009. È il più basso numero di seggi per l’ANC in 20 anni. La DA ha ottenuto 89 seggi (contro i 67 del 2009) e l’EFF 25.

L’affluenza alle urne è stata del 73%, in calo rispetto al 77% delle elezioni del 2009. Questa cifra può sembrare alta, ma se si guarda più da vicino emerge un quadro diverso. Il 73% si riferisce agli elettori iscritti nelle liste elettorali. Dei 32 milioni di elettori aventi diritto solo 25 milioni sono iscritti nelle liste elettorali e di questi solo 18,4 milioni si sono presentati alle urne il giorno delle votazioni. Questo porta l’affluenza a circa il 56% degli aventi diritto, il che significa che circa 13 milioni di persone, per una ragione o per l’altra, o non si sono iscritti nemmeno alle liste elettorali oppure non sono andate a votare.

Quindi in pratica l’ANC ha preso solo il 34% e la DA il 12% dei voti degli elettori aventi teoricamente diritto. L’affluenza alle urne della popolazione è andata calando parecchio negli ultimi 20 anni dall’85,5% del 1994 al 56% del 2004 e del 2009. L’ANC ha ricevuto nel complesso 11,4 milioni di voti (62,2%), che è una lieve flessione rispetto agli 11,6 milioni di voti del 2009.

Nella provincia di Gauteng, che è il cuore economico del paese con quasi il 35% della produzione economica, il voto per l’ANC alle elezioni nazionali è diminuito dal 64% al 53%, un grosso calo dell’11%, che h aportato l'ANC ad avere una maggioranza molto risicata nella regione. L’ANC ha perso consenso in tutte e tre le grandi megalopoli: Johannesburg (-9,52%), Ekurhuleni (-11,11%)e Tswane (-10,11%). Nei fatti ha perso consenso in 7 aree metropolitane su 8 in tutto il Paese. Al contrario il voto per la DA è aumentato del 7,25% a Gauteng. Stando a quanto dichiarato dal leader del partito, Helen Zille, ha ottenuto 760mila voti dai neri sudafricani (6%), di cui il 40% nella zona di Gauteng.

Disillusione

Apparentemente le cifre mostrano un vantaggio schiacciante per l’ANC. Ma la realtà è molto diversa. Sebbene la gente abbia fatto la fila per votare in tutto il Paese, i sondaggi di quest’anno non hanno riscontrato lo stesso entusiasmo delle scorse elezioni. Nonostante coincidesse con il 20° anniversario delle prime elezioni democratiche del 1994, l’intera campagna elettorale è stata piuttosto sottotono e non ha per nulla appassionato gli animi.

Durante tutta la campagna elettorale è stato evidente il senso di rabbia e frustrazione. La mancanza di entusiasmo, specialmente tra i giovani, era palese. Solo il 33% dei cosiddetti “nati liberi” (elettori nati dopo il 1994) si sono iscritti alle liste elettorali. Gran parte dei giovani sono completamente disilillusi nei confronti della politica, che è vista come un gioco sporco e corrotto ben lontano dalla loro vita reale.

I media hanno sostenuto che chi ha votato per l’ANC non si è preoccupato degli scandali che hanno travolto Zuma e il partito prima delle elezioni. Questa è una sciocchezza. Come abbiamo detto in un precedente articolo: le masse lavoratrici sono disgustate dallo stato delle cose. Hanno dimostrato la propria rabbia nei confronti del partito al governo attraverso varie manifestazioni e scioperi negli ultimi anni. Il problema è che non è stata loro offerta nessuna alternativa in queste elezioni.

È stato evidente il giorno delle elezioni. Un uomo di 96 anni di Thembeligle è scoppiato a piangere subito dopo aver votato. Thembeligle, baraccopoli di Johannesburg, è stata scossa da violente proteste nel 2012, quando i suoi abitanti si sono ribellati chiedendo case, acqua, elettricità e servizi igienici. Quest’uomo, il signor Johannes Makaleng, che viene descritto come “un sostenitore dell’ANC di lunga data”, ha detto che spera che questa volta il suo voto porterà ad un miglioramento delle proprie condizioni di vita e di quelle dei suoi vicini.

“Il mio sogno è quello di avere una casa dove poter vivere con le mie figlie e le mie nipoti. Ho sempre desiderato una casa mia. Sono passati 20 anni e vivo ancora in una baracca”, ha raccontato.

Questo mostra concretamente come le masse ripongano nella democrazia la speranza di un miglioramento delle proprie condizioni di vita e come la democrazia perda il proprio senso quando questi miglioramenti tardano troppo ad arrivare. L’estrema precarietà della situazione si è vista chiaramente venerdì, il giorno dopo le elezioni, quando si è arrivati a schierare l’esercito nella municipalità di Alexandra, alle porte di Johannesburg. Sono state arrestate 59 persone dopo gli scontri con la polizia scoppiati a seguito delle proteste per il sospetto di brogli a livello locale. Questo dimostra quale carica esplosiva si stia accumulando nelle fondamenta della società sudafricana.

Per la maggioranza della popolazione non c’è molto da festeggiare dopo 20 anni di democrazia formale. Povertà, disoccupazione, mancanza di servizi basilari e razzismo continuano a dilagare. Il Sud Africa ha il primato mondiale di una diseguaglianza che oggi è ancora peggiore che durante l’Apartheid. In più i ministri e i leader dell’ANC vengono coinvolti ogni giorno in nuovi scandali, che spesso riguardano il più becero saccheggiamento delle risorse dello stato. È questo il motivo per cui la campagna elettorale dell’ANC è stata accolta con tanta freddezza. Tuttavia al momento non sembra esserci un’alternativa credibile a cui le masse possano rivolgersi.

L’opposizione borghese

Il fatto che la DA abbia guadagnato 1 milione di nuovi voti, tra cui più di 700mila tra la popolazione nera, è stato evidenziato dai media come un segnale del fatto che l’ANC sta perdendo la propria base tradizionale. Ma questa non è tutta la verità. Ovviamente la crescita della DA è più un segno della crisi dell’ANC che della credibilità di Helen Zille, ma questi voti provengono principalmente da quella classe media nera che si è sviluppata a partire dalla fine dell’Apartheid.

È stato evidente a Gauteng dove l’ANC ha visto un brusco crollo dei propri voti. Nello scorso periodo l’ANC ha perso molto consenso nella zona a causa delle politiche capitaliste messe in atto dal governo. L’e-tollin (pedaggio elettronico) è stato un grosso problema per milioni di persone che dalla provincia vanno a lavorare in auto o in taxi. Queste politiche hanno colpito duramente la classe lavoratrice, ma hanno anche spremuto per bene la consistente pivccola borghesia di Gauteng. La DA ha fatto leva in modo assolutamente demagogico sulle preoccupazioni della classe media di Gauteng per bocca del suo candidato premier, Mmusi Maimane, impegnandosi a “opporsi all’e-tolls, sostenere le piccole imprese, migliorare l’istruzione e sfruttare il Black Economic Empowerment per aiutare le masse”. Con queste premesse sembra che un’ampia fetta della classe media nera abbia votato per la DA. Ovviamente la preoccupazione che la DA ostenta per le “masse” è completamente falsa. Si tratta di un partito borghese in tutto e per tutto. Ma il declino dell’ANC nella regione è solo colpa dell’ANC stesso e non dovrebbe sorprendere. Il ceto medio si sposterà a destra sotto la pressione della crisi del capitalismo se non troverà un’alternativa credibile a sinistra.

Nella provincia di Città del Capo la DA ha accresciuto la propria maggioranza di 8 punti percentuali, arrivando a sfiorare il 60%, mentre l’ANC si ferma al 33%. Questa è l’unica provincia non governata dall’ANC. Sebbene l’ANC ne abbia avuto il governo in passato, non vi ha mai avuto la maggioranza assoluta. La netta divisione razziale e di classe nel voto emerge ancora una volta dall’analisi della distribuzione del voto nei diversi distretti elettorali. Ad esempio nelle ricche zone bianche di Cape Town come Edgemead e Plumstead la DA ha preso più del 97% dei voti. Invece nelle zone nere africane come Nomzama e Gugulethu ha raccolto appena l’1-6%.

La questione della storica difficoltà dell’ANC a Città del Capo è complessa, e va analizzata a parte. Comunque il cavallo di battaglia della DA è stato la questione razziale, questione che ha tentato di esacerbare, specialmente nella comunità di colore. Ad esempio nella zona di KwaZulu- Natal ha cercato di accaparrarsi il voto della popolazione di colore non africana giocando sui timori dei lavoratori di origine indiana.

La popolazione di colore non africana del Sud Africa è stata descritta più volte come naturalmente incline a votare per la DA, ma questa è una spiegazione insufficiente e reazionaria. Il vero motivo per cui molte di queste persone votano per la DA sta nella visione nazionalista e nelle politiche di destra della direzione dell’ANC. Questo ha allontanato molti lavoratori e poveri di origine non africana. Lo stesso vale per la nuova fascia di popolazione bianca povera. Quindi è una leggenda che la popolazione non africana voti in modo “innato” per la destra. Nella vicina provincia di Northern Cape, dove il 70% della popolazione è formato da neri non africani, l’ANC ha visto crescere il proprio consenso fino al 64%.

Solo attraverso una politica di classe che affronti i problemi della casa, della disoccupazione, ecc., si può combattere il sostegno dei lavoratori bianchi e non africani alla DA. E invece l’ANC ha fatto esattamente l’opposto e con la sua prospettiva nazionalista africana ha spinto molti di loro tra le braccia della DA.

I Combattenti per la Libertà Economica (EEF)

Il successo maggiore è stato però quello dei Combattenti per la Libertà Economica, il partito guidato dall’ex leader della Lega Giovanile dell’ANC Julius Malema. Nonostante questo partito esista da appena 8 mesi è stato capace di conquistare più di un milione di voti (6%) in tutto il Paese. Al momento è addirittura più grande della DA nelle province del Nord Ovest e di Limpopo.

Nell’instabile provincia del Nord Ovest, dove i lavoratori delle miniere di platino dell’area di Rustenburg hanno portato avanti uno sciopero durato ben 4 mesi, l’EEF ha ottenuto il 13% dei voti ed è pronto a diventare l’opposizione ufficiale nella provincia. Questo è il risultato del grande sostegno che Malema e i suoi hanno sempre dato alle lotte dei minatori. Il partito ha preso anche più del 10% a Gauteng.

Il successo di questo nuovo raggruppamento è dovuto al loro sostegno risoluto a molte lotte locali, in particolare agli scioperi nelle aree di Rustenburg e di Marikana, e alla richiesta di nazionalizzazione dell’industria mineraria che hanno coraggiosamente portato avanti: è evidente che questa politica ha avuto un forte impatto, soprattutto tra i giovani.

Tuttavia nei fatti nonostante l’attiva e intensa campagna dell’EFF e il coraggio e l’impetuoso entusiasmo dei suo membri che hanno preso parte a tutte le principali lotte nell’ultimo anno e nonostante a capo dell’ANC ci sia una cricca di ladri corrotti, l’EFF non è stato in grado di intaccare in modo significativo la base dell’ANC che rimane grossomodo invariata intorno agli 11 milioni di voti.

Nella Provincia del capo orientale, dove si trovano importanti centri dell’industria di importazione, l’EFF ha ottenuto meno del 4% mentre l’ANC complessivamente è cresciuto. Anziché votare per l’EFF, il cui programma è ben più radicale e in sintonia con le esigenze dei lavoratori e dei poveri di quanto non sia il programma dell’ANC, quasi metà dei sudafricani ha scelto di non votare per niente.

Ovviamente l’EFF non poteva vincere le elezioni dopo appena 8 mesi di vita, ma ha dimostrato di avere dei punti deboli che devono essere affrontati se vuole avere la speranza di diventare un vero punto di riferimento per la classe operaia sudafricana. Fino ad ora l’EFF ha tenuto un atteggiamento molto provocatorio e conflittuale non solo verso l’odiata cricca intorno a Jacob Zuma, ma anche verso la base e i sostenitori dell’ANC. Questo tipo di atteggiamento potrà sembrare molto “rivoluzionario” ad alcuni dei suoi membri, ma in realtà è soltanto estremista e ha l’effetto di alienarsi la classe operaia. Questo non è mai stato l’atteggiamento di Lenin che ha sempre spiegato pazientemente idee e compiti.

L’EFF ha conquistato gran parte dei suoi voti grazie alla rivendicazione radicale delle nazionalizzazioni. Ovviamente la appoggiamo, ma è chiaro che l’idea della proprietà statale al 60% di alcuni settori dell’economia con il mantenimento del controllo burocratico dello stato porterà solo ad ulteriori problemi. Per risolvere i problemi delle masse le leve principali dell’economia devono sì essere nazionalizzate, ma sotto il controllo dei lavoratori e la gestione e distribuzione delle merci deve essere pianificata razionalmente.

Che dire della sinistra?

Alle elezioni ha partecipato anche il Partito Socialista dei Lavoratori (WASP), un piccolo gruppo sedicente trotskista. Si sono presentati alle elezioni come “pionieri” per la costruzione di un “partito indipendente dei lavoratori” con un “vero programma socialista”. Il partito era molto fiducioso nelle proprie possibilità di conquistare abbastanza voti da ottenere un rappresentante in parlamento. Si era descritto così:

“Il WASP è l’unico partito dei lavoratori presente alle elezioni. Nonostante il silenzio sempre più profondo dei media riguardo al WASP e la deludente decisione dell’intera sinistra sudafricana di non fare campagna elettorale per il WASP ma piuttosto invitare all’annullamento della scheda o comunque genericamente ad un voto “contro” l’ANC, rimaniamo fiduciosi nel fatto che conquisteremo voti sufficienti ad assicurarci una rappresentanza nell’Assemblea Nazionale. Questa sarà una testa di ponte fondamentale per la costruzione di un partito di massa dei lavoratori nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Il WASP sta giocando un ruolo pionieristico nell’aggregare le forze che possono realizzare questo compito storico”.

(Campagna elettorale socialista a pieno regime, 24/04/2014)

Quindi il WASP era molto fiducioso nelle proprie possibilità. Questo ottimismo era condiviso dal candidato presidente, Moses Mayekiso, che fino a poco tempo prima si dichiarava liberale, che in un’intervista radiofonica parlava del suo imminente incarico nell’Assemblea Nazionale:

“Faremo risuonare quelle mura (quelle del parlamento) di rivendicazioni socialiste”.

Una promessa davvero stimolante. Per ottenere un seggio in parlamento un partito deve prendere almeno 50mila voti. La domanda è: cosa ha ottenuto il WASP? In tutto 8331 voti (lo 0,05%), circa 2000 voti in meno rispetto al numero dichiarato dei propri militanti. Quando è stato formato dal Movimento Socialista Democratico si vantava di essere in stretto contatto con i minatori della “cintura del platino.” Questo porterebbe a credere che abbia una base reale tra i minatori. E invece cosa ha ottenuto lì il WASP? Bhe, in tutta la provincia del Nord Est ha messo insieme solo 939 voti! Nella travagliata municipalità di Bekkersdal, a Gauteng, dove ci sono state proteste di massa e dove il WASP ha fatto campagna elettorale, l’ANC ha vinto. Questo ha stupito il vice-segretario generale del WASP Liv Shange che ha dichiarato di essere “incredula” davanti al risultato.

“È incredibile vedere che scarso risultato abbiamo conseguito in quelle zone, ci aspettavamo di fare meglio. Le elezioni sono difficili, non sono un gioco. Ma i risultati fino ad ora sono stati una grande delusione per noi”.

Così l’avventura della costruzione di un partito di massa dei lavoratori si è dimostrata essere giusto un’avventura. Nelle sue analisi il WASP incolpa tutto e tutti per il suo fallimento: la mancanza di risorse, l’ANC, la stampa, il sindacato dei minatori AMCU per avere condizionato i lavoratori delle miniere, ecc. Ma la critica più pretenziosa è quella rivolta al sindacato dei lavoratori metallurgici, NUMSA:

“Abbiamo invitato il NUMSA a prendere il proprio posto nella direzione del WASP (!?!) e a presentare i propri candidati nelle liste del WASP (!) e abbiamo sottolineato che questo sarebbe stato un riconoscimento per le decisioni democratiche dei membri del NUMSA al congresso nazionale straordinario. Sfortunatamente la direzione del NUMSA non ha accolto la nostra offerta(!). (Ibidem, i punti esclamativi sono nostri).

Il WASP crede davvero di essere allo stesso livello organizzativo del gigantesco sindacato con 340mila iscritti e che il NUMSA debba “prendere il proprio posto” nella direzione del WASP! Ma come mai una piccola setta del genere pensa di essere al livello del NUMSA? È quello che succede quando una piccola organizzazione prova ad urlare più forte di quanto le permetta la sua voce. Quello che dimostrano chiaramente queste elezioni è che la classe lavoratrice non abbandonerà così facilmente le proprie organizzazioni tradizionali per una piccola organizzazione. Persino l’EFF non è stato in grado di sfidare davvero l’ANC.

Un futuro di lotta di classe

Nei prossimi cinque anni vedremo sicuramente grandi sconvolgimenti in Sud Africa. Quando peggioreranno le condizioni sociali delle masse, si intensificherà la lotta di classe. Questo avrà un effetto anche sull’ANC e sui suoi alleati.

Già ci sono spaccature profonde in questa instabile Alleanza, che tiene insieme alcuni dei maggiori capitalisti del Sud Africa con milioni di poveri e di lavoratori. Gli inconciliabili interessi di queste due classi si scontrano sempre più apertamente man mano che la crisi del capitalismo mondiale si approfondirà.

Al momento questo scontro ha la sua punta più acuta nella principale federazione sindacale COSATU. L’ala di destra, sostenuta dalla direzione dell’ANC, e quella di sinistra, guidata dal sindacato dei lavoratori metallurgici NUMSA, sono in contrasto da sempre e la situazione non accenna a raffreddarsi. Dopo le elezioni siamo sicuri che ci saranno forti scontri nel movimento sindacale, che potrebbero portare persino all’espulsione del NUMSA dal COSATU.

Questo aprirebbe la strada per la costruzione di un nuovo partito dei lavoratori a partire proprio dal NUMSA. Un’eventualità del genere appare sempre più probabile. Al contrario dei deboli tentativi del WASP, un partito simile avrebbe immediatamente l'appoggio degli strati più avanzati della classe operaia e potrebbe diventare un elemento decisivo sulla scena politica del Sud Africa. Molti di quelli che hanno votato per l’EFF si rivolgerebbero probabilmente a questa formazione.

In ogni caso questo non eliminerebbe la necessità vitale di orientare il lavoro politico di questa organizzazione verso la base dell’ANC. La questione principale non è l’indipendenza organizzativa. Non è nemmeno se il NUMSA sia dentro o fuori dall’Alleanza. L’obiettivo principale è l’indipendenza politica e il lavoro per conquistare l’intera base dell’Alleanza ad un programma veramente socialista.

Zuma promette di continuare la svolta a destra

Nel commentare i risultati elettorali, il presidente Zuma ha dichiarato che la vittoria permetterà all’ANC di attuare il Piano Nazionale di Sviluppo, piano pro-capitalistico:

“Questo mandato ci da semaforo verde per l’attuazione del Piano Nazionale di Sviluppo e per la promozione di una crescita economica inclusiva e della creazione di nuovi posti di lavoro” ha detto Zuma.

La stampa borghese ha accolto con favore l’esito delle elezioni. Bloomberg ha riferito che dopo questa vittoria decisiva l’ANC avrebbe aderito alle sue politiche economiche. Ha citato un found manager dell’’Argon Asset Management che ha detto:

“Da un punto di vista politico significa che si può continuare sulla strada intrapresa (…) che è quello che gli investitori si augurano”.

Lo stesso articolo cita anche uno stratega londinese della Societe Generale, Phoenix Kalen, che dice:

“Il mercato tira un piccolo sospiro di sollievo grazie al fatto che l’ANC è stata capace di mantenere la maggioranza nella provincia di Gauteng. Il rischio di una coalizione di governo che avrebbe dovuto includere l’EFF avrebbe probabilmente minato l’impegno dell’ANC a portare avanti le riforme in corso, così come scritto nel Piano Nazionale di Sviluppo” (Bloomberg, 10/05/2014).

Questi commenti da parte dei portavoce del grande capitale mostrano chiaramente in che modo la borghesia veda la direzione dell’ANC. Il fatto che gli strateghi del Capitale possano “tirare un piccolo sospiro di sollievo” per la vittoria dell’ANC dimostra che pensano di potere contare sui suoi leader per attuare politiche a favore della borghesia.

Dimenticano però che a dornire all’ANC tutta la sua forza sono milioni di poveri e di lavoratori che guardano ad esso come la propria organizzazione. L’attuale politica messa in campo da Zuma è un attacco diretto contro di loro e ad un certo punto si tradurrà in una sollevazione di massa contro il governo di Zuma. I leader depravati e corrotti dell’ala destra dell’ANC sono abituati a fare i propri comodi. Ma Zuma dimentica che è stata proprio una rivolta interna all’ANC a scacciare il suo predecessore e mettere lui al timone dell’organizzazione.

Il prossimo periodo sarà caratterizzato da una crescente incertezza e turbolenza. Ci aspettiamo grandi avvenimenti in Sud Africa, che è pieno di contraddizioni. Questo porterà a mobilitazioni che faranno impallidire tutte le mobilitazioni che ci sono state fin’ora e che cambieranno il Paese e la sua scena politica per sempre. Il capitalismo sudafricano è marcio fino al midollo.

Solo la rivoluzione socialista potrà risolvere i problemi principali della popolazione. La spinta per una tale rivoluzione non manca nella società, rivoluzione e socialismo sono parte integrante della cultura sudafricana. In conclusione il problema fondamentale in Sud Africa, ancor più che in ogni altro Paese al mondo, è la mancanza di una direzione marxista. Quindi il compito dei rivoluzionari è quello di costruire le forze del marxismo, a cominciare dai singoli individui, educandoli alle vere idee del marxismo in modo da prepararli ad intervenire nella rivoluzione che si sta preparando.

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