Francia – Macron verso la fine del lockdown, in nome del profitto

L’ultimo discorso di Macron lo conferma: la sua priorità non è salvare il numero massimo possibile di vite umane, ma salvaguardare i profitti dei capitalisti. I suoi annunci sono motivati unicamente dalla difesa degli interessi materiali della classe dominante. Non a caso il Medef (la Confindustria francese Ndt) ha dichiarato subito il suo compiacimento per queste dichiarazioni.

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L’obiettivo del governo è chiaro: andare più velocemente possibile verso una ripresa generale dell’attività economica, ovvero rimettere in moto la macchina dei profitti. Certamente, la fine del lockdown è anche attesa da una larga fetta della popolazione, che soffre enormemente per questa situazione. Ma il problema che pongono gli annunci di Macron è evidente e perdura dall’inizio dell’epidemia: manca tutto, specialmente personale, mascherine e test.

È chiaro che sarebbe necessario mobilitare importanti mezzi umani e materiali per ridurre al minimo i rischi derivanti dalla fine delle misure di lockdown. Tuttavia, su questo punto Macron è stato estremamente vago. La sua generica promessa di fornire mascherine a tutti, a partire dall’11 maggio, è uno scherzo di cattivo gusto che dura da troppo tempo. In realtà, vista l’evanescenza di questa promessa, il governo suggerisce implicitamente di confezionarsi da sé le mascherine utilizzando pezzi di stoffa e un elastico (i ricchi, dal canto loro, pagando sapranno fornirsi delle vere mascherine). Rispetto ai test, gli annunci di Macron sono altrettanto vaghi, il che significa che continueranno a scarseggiare (eccetto per i ricchi, s’intende).

In breve, il governo “prepara” una ripartenza caotica, senza mezzi adeguati, e che minaccia di esporre al virus milioni di lavoratori e le loro famiglie. Quante persone moriranno? Centinaia? Migliaia? Di più? Poco importa a Macron e alla classe dominante. Quel che importa loro, è che l’afflusso di malati non superi le capacità del sistema ospedaliero, di modo che il governo non sia costretto a fare marcia indietro: un nuovo confinamento, questa estate, interromperebbe bruscamente il tentativo di rilancio dell’economia, che è il sacro obiettivo della borghesia. Ai suoi occhi, la salute dei lavoratori non ha un valore in sé: non è che una variabile quantitativa nell’equazione della corsa ai profitti. È sempre stato così sotto il capitalismo, ma ciò si manifesta oggi in una forma inedita e brutale.

Il governo si basa sul fatto che, l’11 maggio, il numero di malati si sarà abbassato a sufficienza, negli ospedali, per permettergli di assorbire un nuovo afflusso. Detto in altri termini, il governo ha fissato all’11 maggio l’inizio di una “seconda ondata” dell’epidemia, che spera di poter contenere entro limiti compatibili con il massimo dell’attività economica. Senza dirlo esplicitamente, Macron assume dunque la strategia dell’”immunità di gregge”. Tenuto conto della pericolosità di questo virus e della capacità di risposta del sistema sanitario, ciò vuol dire sacrificare migliaia di vita – e forse decine di migliaia – sull’altare del profitto.

Anche dal punto di vista cinico della classe dirigente, si tratta di una scommessa molto rischiosa. Da un lato, l’ampiezza della seconda ondata potrebbe sfuggire al controllo del governo – e il rimedio rivelarsi peggiore del male, sul piano economico. Dall’altro lato, una riapertura caotica rafforzerà la sfiducia delle masse nei confronti del governo. Stimolerà la lotta di classe, perché molti lavoratori non accetteranno di seguire il pifferaio dell’Eliseo – malgrado la sua padronanza dello strumento, come si è potuto constatare lunedì sera (giorno del discorso televisivo di Macron Ndt).

Ipocrisia

Già ora, molti insegnanti protestano contro l’annuncio della riapertura delle scuole. Non vogliono essere i vettori – e le vittime, potenzialmente – di una seconda ondata dell’epidemia. Del resto, subiscono lo sfacelo dell’Educazione nazionale da diversi anni; sono dunque preparati a riconoscere la monumentale ipocrisia di Macron quando dichiara: «la situazione attuale approfondisce le disuguaglianze. Troppi bambini, soprattutto nei quartieri popolari e nelle nostre campagne, sono privati della scuola senza avere accesso agli strumenti digitali e non possono essere aiutati dai loro genitori. In questo periodo, le disuguaglianze abitative, le diseguaglianze tra famiglie, sono ancora più marcate. È per questo che i nostri bambini devono poter ritrovare il cammino delle aule scolastiche».

Sì, il confinamento rafforza le diseguaglianze, a tutti i livelli. Ma nel caso specifico, la decisione di riaprire gli asili e gli istituti scolastici non ha niente a che vedere con la lotta contro le disuguaglianze formative o abitative. La politica di Macron, dal 2017, non ha smesso di aggravare queste disuguaglianze. L’ipocrisia si spinge così fino al grottesco, per tentare di nascondere l’evidenza: se i bambini «devono poter ritrovare il cammino delle aule scolastiche» (e degli asili), è perché il maggior numero di genitori possa “ritrovare il cammino” delle imprese e degli uffici. Fingendo di passare a un altro argomento, qualche frase dopo, Macron spiega: «L’11 maggio, si tratterà anche di permettere al maggior numero di persone di tornare a lavorare, riavviare la nostra industria, i nostri negozi e i nostri servizi. Il governo preparerà nel più breve lasso di tempo queste riaperture discutendone con le parti sociali, per stabilire delle regole che proteggano i lavoratori. Questa è la priorità».
Prestate bene attenzione: «la priorità» del governo, non è di rilanciare la produzione a ogni costo – no: è di «proteggere i lavoratori». Se ne dubitate, parlatene ai lavoratori del commercio o ancora a quelli delle industrie non essenziali, che spesso svolgono le loro mansioni in condizioni sanitarie deplorevoli. Parlatene anche al personale degli ospedali vestito con sacchi della spazzatura e mascherine obsolete. Tutti vi confermeranno qual è «la priorità» del governo!

I lavoratori devono prendere le redini della situazione!

Macron ci dice che le «parti sociali» saranno consultate dal governo. Sappiamo quanto valgono queste consultazioni: le organizzazioni padronali chiariscono la loro volontà, i sindacati parlano come di fronte ad un muro. Anche questa volta non andrà diversamente.

Il momento è troppo grave per prestarsi, una volta di più, al simulacro di «consultazioni» i cui risultati sono già scritti in anticipo, sotto dettatura del Medef. Le organizzazioni sindacali devono rivolgersi ai lavoratori e mobilitarli attorno a un programma d’urgenza degno di questo nome.

Il movimento operaio non deve accettare che la classe dominante decida riguardo ai metodi, al ritmo e ai mezzi della riapertura. La corsa ai profitti è incompatibile con la messa in atto di misure indispensabili dal punto di vista sanitario.

Per esempio, numerosi lavoratori impiegati in settori non essenziali non sono toccati dal lockdown e non lo sono mai stati. Il discorso di Macron, lunedì, non cambia assolutamente niente di fronte alla necessità di esigere la chiusura di queste imprese (con il pagamento integrale dei salari), finché non saranno presenti le condizioni sanitarie per la loro riapertura.

Chi deve decidere quando e come queste condizioni saranno rispettate? I primi interessati: i lavoratori stessi e le loro organizzazioni sindacali.

Quali imprese sono essenziali e quali non lo sono? Allo stesso modo, questa decisione deve spettare ai lavoratori e alle loro organizzazioni.

Per preparare le condizioni sanitarie della riapertura, bisogna poter mobilitare tutti i mezzi economici e umani necessari. Ciò suppone di scartare il criterio del profitto e di mettere le mani sulla grande proprietà capitalista. Le cliniche private, il settore farmaceutico e tutte le imprese che producono o possono produrre materiale sanitario – test, mascherine, camici, medicinali, ventilatori polmonari ecc. – devono essere nazionalizzate. Allo stesso tempo, deve essere lanciato un piano su larga scala di assunzioni di infermieri e di personale paramedico.

Nelle imprese e nei servizi che non possono chiudere, i lavoratori e i loro sindacati devono prendere il controllo delle operazioni. Devono decidere dell’organizzazione, della rotazione degli effettivi, del tempo del lavoro, degli orari di apertura al pubblico, delle assunzioni e di tutte le altre misure da prendere per ridurre al minimo i rischi di contagio. Questo vale oggi come per il processo di uscita dalla quarantena – il quale, ancora una volta, deve essere interamente controllato dalla classe lavoratrice e dalle sue organizzazioni.

Infine, tutte le misure di cui sopra, non devono essere finanziate aumentando il debito pubblico. Bisogna nazionalizzare l’insieme delle banche private e fonderle in un’unica banca pubblica di stato. Inoltre, bisogna tassare massicciamente i redditi dei più ricchi, quell’1% di capitalisti e di speculatori che controllano una grossa parte delle ricchezze del paese. Sono loro i responsabili della crisi attuale: è il loro turno di pagarne le spese!

Rompere con il capitalismo

Al di là di queste misure d’urgenza, la sinistra e il movimento operaio devono prendere atto del fallimento del capitalismo mondiale, che sta cadendo in una profonda recessione. Potrebbe trattarsi della più grave crisi di tutta la storia di questo sistema marcio. Questa crisi provocherà delle sofferenze inaudite alle masse degli oppressi e degli sfruttati. È dunque il momento, a sinistra, di tornare a porsi l’obbiettivo di rovesciare il capitalismo, per sostituirlo con una pianificazione socialista e democratica dell’economia.

Alcuni ci risponderanno, con l’aria imbronciata, che si tratta di “vecchie” idee. Sì, le idee marxiste non portano la data di ieri; ne siamo al corrente. E giustamente, conosciamo bene la storia del nostro movimento – a differenza dei riformisti, che nascondono costantemente la vacuità delle loro idee (che sono ancora più “vecchie”) dietro dei nuovi travestimenti. La crisi del capitalismo conferma oggi, sotto i nostri occhi, le idee e il programma del marxismo, che sono più che mai attuali. Quel di cui c’è bisogno è costruire una Internazionale rivoluzionaria capace di portare queste idee e questo programma al potere, in Francia e nel mondo intero. Per aiutarci, unitevi alla Tendenza Marxista Internazionale!

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