Francia – Il governo Barnier è caduto, e ora?

Sotto i colpi della mozione di sfiducia presentata dal Nuovo fronte popolare, ieri il governo Barnier è caduto. Si apre un nuovo capitolo della crisi politica nel paese transalpino, i cui elementi fondamentali sono tratteggiati da questo articolo dei nostri compagni francesi, scritto alla vigilia della crisi di governo.


[Source]

Salvo un drammatico colpo di scena, il governo Barnier cadrà domani (ieri, 4 dicembre ndt) o giovedì. Un rinvio del voto di sfiducia potrebbe arrivare solo da un passo indietro dell’ultimo minuto da parte del RN (Rassemblement National) o del PS (Partito Socialista). Ma questi due partiti non avrebbero nulla da guadagnare – e molto da perdere.

Da quando Marine Le Pen ha confermato la sua intenzione di votare per la mozione di censura [in risposta alla decisione di Barnier di imporre una legge bilancio all’insegna dell’austerità senza passare dal voto in parlamento], i giornalisti di destra che si lamentano di questa situazione hanno lanciato ogni sorta di accuse contraddittorie. Alcuni accusano Michel Barnier di aver concesso troppo a Marine Le Pen – in cambio di nulla, alla fine. Altri, invece, accusano il governo di non aver dato tutto al RN.

In realtà, l’esito del mercanteggiamento degli ultimi giorni non è dipeso da ciò che il governo era disposto a cedere alla RN. Le “linee rosse” da non valicare dettate da Marine Le Pen erano altrettanti pretesti per giustificare una decisione già presa sulla base di una semplice e decisiva constatazione: una larghissima maggioranza di elettori del RN – il 67%, secondo un recente sondaggio – vuole la caduta del governo Barnier.

Come abbiamo spiegato al congresso di fondazione del Partito Comunista Rivoluzionario (PCR) questo fine settimana: “Questo è l’elemento centrale dei calcoli di Marine Le Pen e della sua cricca. È la sua vera ‘linea rossa’ – e non, come lei sostiene, il ‘potere d’acquisto dei francesi’. Il RN non è disposta a scontentare un’ampia fetta del suo elettorato per favorire il governo Barnier. (…) Secondo un recente sondaggio pubblicato da Le Monde, il 25% degli elettori del RN considera il NFP (Nuovo Fronte Popolare) il vero avversario del governo Barnier. Questo è qualcosa che la direzione del RN non può accettare all’infinito”.

Abbiamo aggiunto: “Dopo la caduta del governo, la pressione aumenterà pesantemente sull’uomo più odiato del Paese: Emmanuel Macron. I leader di RN e FI – tra gli altri – chiederanno a gran voce le dimissioni di Macron e l’organizzazione di elezioni presidenziali anticipate prima di nuove elezioni politiche. Questa richiesta troverà un’ampia eco tra la massa della popolazione. Secondo un recente sondaggio pubblicato da BFM, il 63% degli intervistati vuole le dimissioni di Macron se il governo cade”.

Per un’analisi dettagliata di questa nuova fase della crisi del regime capitalista francese, rimandiamo il lettore all’introduzione alla discussione sulle “Prospettive per la Francia” del nostro Congresso nazionale di questo fine settimana. In essa, abbiamo inserito questa crisi politica nel suo contesto generale: quello di una crisi profonda e di un declino irreversibile del capitalismo francese.

Nei prossimi giorni saranno avviati i negoziati per la formazione di un governo in grado di “tenere insieme” i partiti nel contesto di una crescente pressione dei mercati finanziari sul debito pubblico francese. Questo esclude fin dall’inizio la possibilità che Macron scelga di nominare Lucie Castets o qualsiasi altra figura che rappresenti il NFP nel suo complesso a Matignon [residenza del primo ministro francese]. Come è già successo quest’estate, Macron si rivolgerà a qualcuno sia molto chiara l’intenzione di portare avanti l’austerità.

Ma poiché le stesse cause producono gli stessi effetti, il prossimo governo, chiunque esso sia, sarà fragile come quello di Michel Barnier.

Per quanto riguarda il prossimo governo e la lotta che il movimento operaio dovrà condurre contro di esso, non dobbiamo cambiare una virgola – a parte il nome del Primo Ministro – rispetto a quanto abbiamo scritto lo scorso settembre:

L’estrema fragilità di questo governo è evidente. È probabile che la RN non voglia lasciare il NFP a tempo indeterminato come unico ‘oppositore’ dichiarato di Barnier e dei suoi scagnozzi. I problemi potrebbero sorgere anche all’interno del governo, sullo sfondo di molte e diverse ambizioni presidenziali. Tuttavia, il movimento operaio non deve aspettare che l’impalcatura parlamentare crolli sotto il peso della crisi economica e delle sue stesse contraddizioni. I giovani e i lavoratori hanno bisogno di un solido piano di battaglia per far cadere da soli la cricca al governo – Macron compreso – e sostituirla con un governo che difenda i loro interessi.

Lo abbiamo ripetuto più volte: le “giornate di azione” una tantum, come quella del 1° ottobre, non hanno mai fatto arretrare di un centimetro un solo governo borghese. La sinistra e il movimento operaio devono preparare un vasto movimento di scioperi riconvocabili che coinvolga un numero crescente di settori. Non stiamo dicendo che sia facile da fare, ma che è l’unico modo per vincere.

Cosa dovrebbe sostituire il “governo dei ricchi”? La prima pagina di questo numero di Révolution risponde: “un governo dei lavoratori”. È uno slogan al tempo stesso generale e preciso. Non dice quali forze politiche guiderebbero un tale governo, ma dice quale classe sociale sarebbe al potere. Questa è la questione centrale. Solo la classe operaia, che crea tutta la ricchezza, può guidare gli altri strati oppressi in una lotta decisiva contro la borghesia. Solo i lavoratori al potere possono porre fine definitivamente alle controriforme e all’austerità. Solo loro possono espropriare i grandi capitalisti e riorganizzare la società sulla base di una pianificazione economica razionale e democratica”.

Join us

If you want more information about joining the RCI, fill in this form. We will get back to you as soon as possible.