Egitto, Brasile, Turchia: bagliori di una rivoluzione mondiale

I drammatici eventi accaduti e che stanno accadendo in Turchia, Brasile ed Egitto sono un’indicazione cristallina che siamo entrati in una situazione completamente nuova a livello mondiale. Abbiamo bisogno di esaminare i processi fondamentali in atto, al fine di combattere ogni tendenza abitudinaria.

"Quella tendenza che sta crescendo insieme alla rivoluzione, che è in grado di prevedere il proprio domani e dopodomani, che si pone degli obiettivi chiari e sa come raggiungerli." (Trotsky, sulla politica del KAPD, discorso pronunciato in occasione della Sessione del ECCI 24 novembre 1920)

Dalla seconda guerra mondiale ci sono state sette recessioni, ma questa è la  più grave recessione nella storia. Il tasso di ripresa è molto più lento rispetto a qualsiasi altro crollo negli ultimi cento anni. Cinque anni dopo l'inizio della crisi, infatti, l'economia mondiale rimane impantanata nella recessione e nella stagnazione.

La ripresa negli Stati Uniti è estremamente lenta e fragile. L'Europa è in una profonda recessione. L'ex locomotiva della sua crescita, la Germania, è sull'orlo della recessione. Le economie più deboli dell'Europa meridionale sono in crisi profonda. Nel frattempo, il rallentamento dell'economia cinese sta causando allarme, e i cosiddetti BRICS stanno entrando in crisi a loro volta.

Nord America, Europa e Giappone detengono il 90% della ricchezza mondiale. Se questi paesi non consumano, la Cina non può produrre. E se la Cina non produce (almeno nella stessa misura di prima), paesi come il Brasile, l'Argentina e l'Australia non possono vendere le loro materie prime.

Così, la globalizzazione si manifesta come una crisi globale del capitalismo. L'enorme accumulazione di debito agisce come un freno colossale per l'economia, impedendo qualsiasi recupero significativo. Ovunque, tagliando lo standard di vita, stanno tagliando la domanda, approfondendo la crisi.

I tentativi della Federal Reserve di mantenere i tassi di interesse bassi e di pompare liquidità nell'economia (attraverso un meccanismo detto di "quantitative easing") si sono rivelati inutili per aumentare la produzione. I capitalisti prendono in prestito il denaro a tassi bassi e lo usano per speculare sui mercati azionari. Oppure lo usano per prendere in consegna altre società, o per acquistare azioni nelle proprie aziende al fine rialzarne il prezzo. E’ così che si spiega il boom in borsa in un momento in cui l'economia statunitense sta in realtà vivendo una crescita molto lenta.

Il quantitative easing è stato una truffa colossale. Hanno calcolato che non ci può essere l'inflazione mentre i mercati sono piatti. Così hanno pompato più soldi nell'economia, nella speranza di ottenerne una riattivazione. Era come un drogato che iniettava sostanze nel suo corpo, al fine di ottenere uno "sballo". Ma questa tipo di politica è sempre soggetta alla legge dei rendimenti decrescenti. In effetti funziona, ma sono necessari quantitativi sempre più grandi per produrre gli stessi risultati.

I monetaristi hanno sottolineato (correttamente) che prima o poi, il "quantitative easing" deve produrre un’esplosione di inflazione. Questo a sua volta porterà ad un forte aumento dei tassi di interesse, come un uomo che sbatte sui freni di una macchina, e a una nuova e più profonda recessione. Ma non appena la Fed (Federal reserve, la banca centrale americana ndt) ha annunciato la sua intenzione di porre fine al quantitative easing, ci sono stati dei crolli sui mercati azionari di tutto il mondo. Ciò ha mostrato sia il nervosismo della borghesia, sia la natura estremamente fragile del "recupero".

Non vi è alcun reale precedente alla crisi attuale per la sua estensione e il  suo carattere globale. Se è vero che non c'è crisi finale del capitalismo, è altrettanto vero che la semplice affermazione che il capitalismo possa riprendersi dalle crisi non ci dice nulla circa la specifica fase attraverso cui il capitalismo sta passando ora.

Le domande cui debbiamo rispondere sono: per quanto tempo durerà? Quali strumenti saranno risolutivi? E a quale prezzo? Alcuni economisti borghesi prevedono che ci vorranno 20 anni per risolvere la crisi dell'euro. Due decenni di calo del tenore di vita e di austerità corrispondono a una esplosione della lotta di classe in tutto il mondo. Questo è ciò che la classe dominante teme.

Non solo la classe dominante non permettere nuove riforme, non può nemmeno permettere l'esistenza di quelle conquistate nel passato. Questa è una ricetta pronta per la lotta di classe. Abbiamo davanti quindi un futuro di anni, probabilmente decenni, di calo del tenore di vita. Ciò avrà un effetto profondo sulla coscienza.

Dalla Turchia al Brasile

Il boom nel capitalismo è servito a mascherare le contraddizioni di fondo della società, ma non a rimuoverle. I guadagni derivanti dalla crescita economica non sono stati equamente distribuiti. Secondo le Nazioni Unite, il 2% più ricco possiede più della metà della ricchezza mondiale, mentre la metà più povera della popolazione mondiale possiede appena l'1% della ricchezza globale.

Un abisso incolmabile si è aperto tra ricchi e poveri in tutto il mondo. Nelle parole di Marx: "L'accumulo di ricchezza a un polo è, quindi, allo stesso tempo accumulazione di miseria, agonia di faticosa schiavitù, ignoranza, brutalità, degradazione mentale, al polo opposto, vale a dire, dalla parte della classe che produce il proprio prodotto in forma di capitale. "(Il Capitale, vol.1, 25:4)

Questo è il contesto economico delle esplosioni sociali in Turchia e Brasile, che rappresentano un improvviso cambiamento della situazione. Entrambi i paesi sono stati additati come modelli di crescita economica e di stabilità politica e sociale. Ora tutto si è trasformato nel suo contrario.

L'impasse del capitalismo trova la sua espressione in salti improvvisi di coscienza nelle masse. I cambiamenti improvvisi e taglienti sono impliciti nella situazione e noi dobbiamo essere pronti ad affrontarli. Ovunque c'è una rabbia latente sotto la superficie, che si esprime sotto forma di esplosioni di massa in Tunisia, Egitto, Spagna, Grecia, Turchia, Bulgaria, Romania, Brasile, e non solo. Russia, Cina e Arabia Saudita sono tutti di fronte a sviluppi simili.

Quello che vediamo è l'inizio della rivoluzione mondiale. Eventi in un paese hanno un grande effetto sulle coscienze in altri paesi. I moderni metodi di comunicazione consentono di replicare gli eventi alla velocità della luce. La rivoluzione viene rincorsa da un paese all'altro, come se i vecchi confini non avessero alcun significato.

Queste esplosioni si sono verificate su questioni apparentemente non correlate e dal carattere accidentale: un piano per costruire un centro commerciale in un parco di Istanbul, e un aumento delle tariffe degli autobus a San Paolo. Ma in realtà, sono riflessi dello stesso fenomeno: la necessità si esprime attraverso il caso. E’ il riflesso di contraddizioni che si sono accumulate per decenni sotto la superficie. Una volta che il processo raggiunge un punto critico, qualsiasi piccolo incidente può impostare le masse in movimento.

I commentatori capitalisti sono stati presi completamente di sorpresa dagli eventi in Turchia. Ma nel giro di pochi giorni simili proteste di massa sono dilagate in tutto il Brasile, il gigante economico dell'America Latina, portando centinaia di migliaia di persone per le strade. Sono state le manifestazioni più grandi degli ultimi 20 anni. Hanno espresso quelle contraddizioni che si erano accumulate sotto forma di cattiva sanità, scarsa istruzione e corruzione dilagante.

Ciò che finora ha salvato la borghesia sono state la mancanza di un'adeguata organizzazione e di una leadership. Questo è ancora più evidente nel caso dell'Egitto.

La seconda rivoluzione egiziana

I periodi di lotta di classe acuta si alterneranno a periodi di stanchezza, apatia, cadute e perfino reazione. Ma questi saranno solo il preludio a sviluppi nuovi e ancora più esplosivi. Ciò è dimostrato chiaramente dalla rivoluzione egiziana.

In Egitto, dopo mesi di delusione e stanchezza, 17 milioni di persone sono scese in piazza in una rivolta popolare senza precedenti. Con nessun partito, nessuna organizzazione o leadership, sono riusciti in pochi giorni a rovesciare l’odiato governo Morsi.

I media occidentali hanno cercato di caratterizzare questo come un colpo di stato. Ma un colpo di Stato è per definizione un movimento di una piccola minoranza che cospira per impadronirsi del potere dietro le spalle del popolo. Qui il popolo rivoluzionario era per le strade ed è stata la vera forza motore dietro gli eventi.

In ogni rivoluzione genuina è il movimento elementare delle masse che fornisce la forza motore. Tuttavia, a differenza degli anarchici, i marxisti non adorano la spontaneità, che ha i suoi punti di forza, ma anche le sue debolezze. Dobbiamo capire i limiti della spontaneità.

In Egitto le masse avrebbero potuto prendere il potere a fine giugno. In realtà, avevano già il potere nelle loro mani, ma non lo sapevano. Questa situazione ha qualche somiglianza con il febbraio del 1917 in Russia. Lenin ha sottolineato che l'unica ragione per allora i lavoratori non presero il potere non aveva niente a che fare con le condizioni oggettive, ma era dovuto al fattore soggettivo:

"Perché non prendere il potere? Steklov dice: per questo e quello. Questa è una sciocchezza. Il fatto è che il proletariato non è organizzato e cosciente del proprio essere classe. E bisogna ammetterlo: la forza materiale è nelle mani del proletariato, ma la borghesia si è rivelata essere preparata e con una coscienza di classe. Questo è un fatto mostruoso, e dovrebbe essere francamente e apertamente ammesso e le persone devono essere informate che non hanno preso il potere, perché erano disorganizzate e non abbastanza coscienti. "(Lenin, Opere, vol. 36, pagina 437, la nostra enfasi )

I lavoratori egiziani e i giovani stanno imparando velocemente alla scuola della rivoluzione. Ecco perché la rivolta di giugno è stata molto più ampia, più profonda, più veloce e più consapevole di quanto non sia stata la prima rivoluzione di due anni e mezzo fa. Ma non hanno ancora né l'esperienza necessaria e né la teoria rivoluzionaria che avrebbe permesso alla rivoluzione di ottenere una vittoria rapida e relativamente indolore.

La situazione è in uno stallo in cui nessuna delle due parti può rivendicare la vittoria. Questo è ciò che permette all'esercito di elevarsi al di sopra della società e di presentarsi come arbitro supremo della nazione, anche se in realtà il vero potere è nelle strade. La fiducia espressa da alcune persone nel ruolo dell'esercito mostra estrema ingenuità. Il bonapartismo rappresenta un grave pericolo per la rivoluzione egiziana. Questa ingenuità sarà cancellata dalla coscienza delle masse dalla dura scuola della vita.

I Fratelli musulmani, ormai apertamente controrivoluzionari, sono stati cacciati dal potere, ma a causa dei limiti della sua natura puramente spontanea (cioè non organizzata), la rivoluzione non è riuscita a prendere il potere. Da una parte i reazionari islamici organizzano una ribellione controrivoluzionaria che minaccia di far precipitare il paese nella guerra civile. D'altra parte, gli elementi borghesi, i generali e gli imperialisti stanno manovrando per rubare alle masse la vittoria ottenuta con il loro sangue.

La rivoluzione era abbastanza forte per raggiungere l'obiettivo immediato: il rovesciamento del governo Morsi e dei Fratelli Musulmani. Ma non è stata abbastanza forte per evitare che i frutti della sua vittoria fossero sottratti dai generali e dalla borghesia. Dovrà passare attraverso un'altra dura scuola per porsi al livello necessario per cambiare il corso della storia.

La rivoluzione fa sì che le persone imparino in fretta. Se due anni fosse esistito in Egitto l'equivalente del partito bolscevico di Lenin e Trotsky, anche solo con gli 8.000 membri che aveva nel febbraio del 1917, l'intera situazione oggi sarebbe completamente diversa. Ma un tale partito non esisteva. Esso dovrà essere costruito nel fuoco degli eventi.

Gli strateghi del capitale sono seriamente allarmati da questi sviluppi. Lasciando da parte tutti gli elementi non essenziali e casuali, questi movimenti sono stati ispirati e guidati dalle stesse cose. Quello che abbiamo qui è un fenomeno internazionale: una tendenza verso un movimento rivoluzionario mondiale. Possiamo vedere infatti sviluppi simili iniziare anche in Europa.

La crisi dell’Euro

La crisi in Europa esprime nel modo più drammatico la malattia del capitalismo mondiale. L'idea era quella di far pagare la crisi alla classe operaia, imponendo politiche di austerità. Ma le masse possono accettare continue riduzioni del proprio tenore di vita solo fino a un certo punto. Punto ampiamente raggiunto. In Portogallo la pressione costante sul tenore di vita ha provocato un aumento delle tensioni sociali e politiche, che si sono espresse in uno sciopero generale e in manifestazioni di massa che hanno messo in crisi il governo.

L'euro non è la causa della crisi, ma tutti i tentativi di salvare l'euro hanno spinto ad adottare la linea della austerità selvaggia ("svalutazione interna"), che sta portando a recessione sempre più profonda. Come risultato, infatti, la disoccupazione aumenta, l'economia si indebolisce, il recupero dei crediti fiscali non riesce, e i deficit aumentano inesorabilmente.

Vi è una crescente spaccatura tra la Germania ed i paesi più deboli del sud dell'Europa, e anche tra la Germania e la Francia, che, a causa della sua debolezza, viene vista sempre più vicina al sud del continente. La Germania vuole caricare tutto il peso della crisi sulle spalle dei membri più deboli della zona euro, cosa che crea forti tensioni all’interno della UE. E’ impossibile infatti che questa linea porti alla fine alla rottura, non solo della zona euro, ma della stessa Unione europea.

Questa prospettiva fa orrore alla borghesia, non solo su questo lato dell'Atlantico, ma anche negli Stati Uniti. Se l'Unione europea si rompesse si aprirebbe la porta a guerre valutarie, svalutazioni competitive e guerre commerciali che diventerebbero la cornice per una crisi profonda, con effetti catastrofici su scala mondiale.

Molti economisti ora parlano apertamente della prospettiva di una rottura della UE. Per paura dell’alternativa, essi possono anche avere successo, contro tutte le probabilità, riuscendo a tenere qualcosa insieme, ma anche se lo fanno, non resterà molto del progetto originale.

La lotta di classe si sta intensificando. Esplosioni rivoluzionarie sono all'ordine del giorno in Europa. Il potenziale rivoluzionario è più evidente in paesi come la Grecia, la Spagna e l'Italia. Ma la Francia non è da meno, e le rivolte in Gran Bretagna sono state un avvertimento che tali eventi sono possibili nel prossimo periodo anche lì.

La borghesia si trova ad affrontare un problema serio: devono cancellare tutte le concessioni che hanno fatto negli ultimi 50 anni. Ma l'equilibrio delle forze di classe è molto sfavorevole per loro.

In paesi come la Grecia si può dire che la rivoluzione è già entrata nella sua prima fase. Il processo naturalmente è irregolare, si sviluppa con maggiore velocità ed intensità in alcuni paesi, in particolare nel sud dell'Europa, e ad un ritmo più lento in quei paesi che hanno accumulato uno strato di grasso nell'ultimo periodo. Ma ovunque il processo si muove nella stessa direzione.

Grecia

In Grecia c'è un movimento che si muove in direzione della rivoluzione. I lavoratori ed i giovani hanno dimostrato grande determinazione e voglia di lottare, ma non hanno un elaborato programma per cambiare la società. E’ questo che vogliono ma non sanno come esprimerlo, è questo il problema. Con una forte corrente marxista la Grecia sarebbe alla vigilia di un'insurrezione. Ma le nostre piccole forze non sono abbastanza forti per fornire la leadership necessaria.

C'è stata una pausa temporanea perché i lavoratori hanno fatto uno sciopero generale di 24 ore dopo l'altro e senza ottenere nulla. Ma l'umore rimane rivoluzionario. Il sindacato riformista e dirigenti stalinisti stanno frenando la classe. Ma la lotta per l'emittente di stato (ERT) mostra che il movimento può esplodere in qualsiasi momento. Nulla è stato risolto.

Il governo Samaras è debole e litigioso, naviga a vista. Barcolla da una crisi all'altra senza una chiara idea di dove sta andando. È troppo debole per fare ciò che deve essere fatto. E’ diviso e non può durare. Prima o poi la borghesia dovrà passare il calice avvelenato a Tsipras e Syriza.

Senza dubbio una parte della classe dominante vorrebbe dirigersi verso la reazione. Ma sanno che questo significherebbe la guerra civile, che non sono sicuri di vincere. Quindi mandano i lavoratori alla scuola del riformismo, per imparare una lezione. Una lezione molto dolorosa. Un governo Syriza avrebbe di fronte ad una chiara alternativa: o rompere con la borghesia e difendere gli interessi della classe operaia, o capitolare alle pressioni della borghesia e realizzare le politiche dettate dalla Troika. Non c'è una terza via.

Tsipras è diventato molto popolare, perché sembrava lottasse per delle politiche radicali, una rottura con il memorandum, ecc Ma mentre più si avvicina al potere, più modera il linguaggio. Egli è attento a non promettere troppo, per non spaventare la borghesia e per smorzare le aspettative delle masse.

Tuttavia, le aspettative saranno molto grandi. Se un governo di coalizione di sinistra guidata da Syriza non riesce ad intraprendere le azioni necessarie contro le grandi imprese, causerà un'ondata di delusione amara, preparando la strada a una coalizione ancora più di destra, forse tra Nuova Democrazia e Alba Dorata (Khrysi Argi).

In queste condizioni Alba dorata crescerebbe a destra, e il KKE si svilupperebbe a sinistra. Per tutto un periodo, un governo instabile seguirà a un altro governo instabile. Coalizioni di sinistra lasceranno il posto a coalizioni di destra. Ma nessuna combinazione di forze parlamentari sarà in grado di risolvere la crisi.

La classe dominante greca procederà con attenzione, tastando il terreno attraverso la progressiva introduzione di norme e misure reazionarie volte a limitare i diritti democratici. Cercherà di muoversi verso il bonapartismo parlamentare prima di imporre una dittatura aperta.

Ma molto prima che la reazione possa avere successo, ci saranno tutta una serie di esplosioni sociali, in cui sarà posta la questione del potere. In tali condizioni, la tendenza rivoluzionaria potrà costruire rapidamente le sue forze. La sezione greca ha una responsabilità enorme sulle sue spalle, e la questione greca deve essere posta all'ordine del giorno di tutta l'Internazionale.

Sulla coscienza

C’è una contraddizione tra il livello di coscienza espresso dal movimento e i compiti posti dalla storia. Questa contraddizione può essere risolta solo con l'esperienza delle masse.

La coscienza tende sempre a restare indietro rispetto agli eventi. Ma la coscienza può elevarsi di botto. Questo è il vero significato di una rivoluzione. L'essenza di una rivoluzione sono i cambiamenti fulminei nel animo delle masse. Le esplosioni possono verificarsi improvvisamente, senza preavviso, quando meno te lo aspetti. Questo è il senso degli avvenimenti in Turchia e Brasile.

Con l'aggravarsi della crisi, lo stato d'animo delle masse sta cambiando. Ovunque c’è una reazione contro le politiche di austerità. Questo è compreso anche da un settore della borghesia. Ci sono dei limiti precisi a ciò che la gente può sopportare. E questi limiti sono stati raggiunti.

Nel periodo del boom, nonostante il carico eccessivo di lavoro e lo sfruttamento accentuato, molti lavoratori potevano trovare una via d'uscita attraverso soluzioni personali, come gli straordinari. Ora quella strada è bloccata. Solo attraverso la lotta sarà possibile difendere le condizioni esistenti, per non parlare di conquistarne di migliori. Ora la psicologia dei lavoratori sta cambiando radicalmente. C’è uno stato d'animo di rabbia e amarezza.

Uno strato dopo l'altro sono spinti verso la lotta. Il proletariato tradizionale è stato affiancato da strati che in passato avrebbe considerato se stessi come

classe media: gli insegnanti, i dipendenti pubblici, medici, infermieri, ecc.

Tuttavia, dopo decenni di relativa pace sociale, i lavoratori hanno bisogno di un periodo preliminare per scaldare i muscoli, come un atleta i cui muscoli sono diventati rigidi per l’inattività. La scuola degli scioperi e delle manifestazioni di massa è l’anticamera di cose più serie. In generale, la classe operaia può imparare solo dall'esperienza.

L'inizio della crisi inizialmente ha prodotto tra i lavoratori scosse, perchè non se l’aspettavano. Spesso erano traumatizzati e incapaci di reagire. Ma anche questo sta cambiando. In un paese dopo l'altro, i lavoratori e i giovani stanno prendendo la strada della lotta e attraverso l'esperienza di lotta, la classe inizia a percepirsi come tale.

Nel prossimo periodo, tutte le vecchie illusioni riformiste non troveranno più posto nella coscienza della classe operaia, che si forgerà nella lotta. Prima o poi, questo avrà un effetto anche all'interno delle organizzazioni di massa della classe operaia.

Le organizzazioni di massa

Le organizzazioni di massa sono ancora molto indietro rispetto agli eventi. Nel 1930 (e anche nel 1970), le tendenze centriste di massa emersero abbastanza rapidamente nei partiti operai. Non siamo ancora in quella fase. Al contrario, oggi l'umore di rabbia che esiste nelle masse non trova quasi alcun riflesso nelle organizzazioni di massa.

E' un paradosso che le stesse organizzazioni che sono state create dalla classe operaia per cambiare la società siano diventate delle barriere mostruose sulla sua strada. Decenni di boom capitalistico hanno portato il processo di degenerazione di tutte queste organizzazioni ad un estremo, sia nei partiti politici (socialdemocratici e gli ex partiti "comunisti") che nei sindacati.

La dialettica della storia si è vendicata crudelmente contro i riformisti e gli stalinisti. Proprio nel momento in cui il sistema capitalista sta crollando, i leader riformisti abbracciano, ancora più stretto di prima, il "mercato". Sono destinati ad affondare con esso. Questa è una ricetta pronta per una crisi di tutte queste organizzazioni nel prossimo futuro.

In Francia, il sostegno elettorale di Hollande è crollato in pochi mesi ai livelli più bassi dal 1958. In Grecia, il Pasok è stato quasi spazzato via. In Italia il vecchio partito comunista (PCI) si è auto-liquidato e Rifondazione si sta rapidamente disintegrando, punita dagli operai per i suoi tradimenti e la partecipazione al governo Prodi. In Spagna, il Psoe non guadagna nonostante l'impopolarità del governo del PP.

In Gran Bretagna, i leader laburisti sono terrorizzati dalla prospettiva di andare al potere. Non combattono per la maggioranza. Non fanno promesse di riforme, ecc, perché temono che questo incoraggi i lavoratori e i sindacati a fare più richieste. Quando fanno i loro discorsi, rivolgono le loro osservazioni, non ai lavoratori, ma ai padroni e ai banchieri, in cerca della loro approvazione. Sono passati dalle riforme alle contro-riforme.

Nella maggior parte dei paesi si è registrato un crollo della sinistra. I riformisti di sinistra sono empiristi senza speranza, proprio come la destra. Sono solo due tipi diversi di empirismo. Si aggrappano alle ricette fuori moda del keynesismo. Nessuno di loro parla di socialismo.

Gli ex-stalinisti sono stati puniti dalla storia per i loro crimini passati. Hanno sbandato bruscamente a destra, soprattutto dopo il crollo dell'URSS, e oggi non sono nemmeno l'ombra di se stessi. Sono profondamente scettici circa il socialismo e non hanno alcuna fiducia nella classe operaia.

I vecchi stalinisti sono stati al massimo una caricatura del vero e proprio articolo. Ora sono solo una pallida imitazione del riformismo. Di conseguenza, nel momento in cui il capitalismo è entrato in una crisi profonda, in cui le idee del comunismo dovrebbero raggiungere un grande pubblico, si sono rivelati impotenti e incapaci di parlare agli strati più radicalizzati dei lavoratori e dei giovani. In alcuni paesi sono scomparsi del tutto.

Trotsky ha detto che il tradimento è implicito nel riformismo. Non parliamo qui necessariamente di un tradimento cosciente, ma il fatto che se si accetta il capitalismo, si devono anche accettare le leggi del capitalismo. In queste condizioni, uno stato d'animo molto critico si svilupperà rapidamente. A un certo punto vedremo un fermento di discussione nella base e la cristallizzazione di una corrente di sinistra.

I riformisti sperano nostalgicamente per un ritorno alla "normalità", ma che è un sogno utopico. Gestire il capitalismo nell’epoca della sua decadenza vuol dire gestire una generale riduzione del tenore di vita. Questi leader riflettono il passato, non il presente o il futuro. Non c'è più alcun sostegno incondizionato tra i lavoratori per i dirigenti socialisti ed ex-comunisti. Al contrario, vi è un atteggiamento critico e di aperto scetticismo anche nei loro confronti.

Ciò non significa, come le sette immaginano, che questi partiti spariranno semplicemente. I riformisti hanno radici profonde nella classe e possono recuperare anche quelle che sembrano essere situazioni impossibili. Quando le masse cercheranno un'alternativa, non guarderanno le sette, ma metteranno alla prova più volte i ben noti partiti tradizionali e i loro leader, prima di scartarli definitivamente e cercare un nuovo punto di riferimento politico.

I lavoratori metteranno alla prova uno dopo l'altro ogni partito e gruppo dirigente, in un disperato tentativo di trovare una via d'uscita dalla crisi. E li scarteranno uno dopo l'altro. Il pendolo oscilla a sinistra e a destra. Contrariamente al 1930 e 1970, la sinistra della socialdemocrazia è debole. Ma più la crisi si intensifica, più ci sarà una differenziazione all'interno delle organizzazioni di massa.

La rapida ascesa di Syriza in Grecia e l’avanzamento di Mélenchon e del Front de Gauche in Francia è un'indicazione dei processi che si ripeteranno su scala ancora più grande nel prossimo periodo. In entrambi i casi, tuttavia, le forze per i nuovi movimenti di sinistra non cadranno dalle nuvole, ma emergeranno dalle spaccature nelle organizzazioni di massa esistenti (il KKE in Grecia e il Partito socialista in Francia).

Ci saranno tutta una serie di crisi sia nei partiti socialisti che in quelli comunisti, in futuro, che creerà condizioni molto favorevoli alla crescita di tendenze marxiste di massa.

I sindacati

Trotsky ha detto che i leader sindacali sono la forza più conservatrice della società. Oggi questo è più vero che mai. Eppure i lavoratori non hanno altro posto dove andare. Il movimento di massa è in grado di svilupparsi spontaneamente, dal basso, senza una guida dall'alto. I lavoratori potranno improvvisare qualsiasi tipo azioni di base, di comitati ad hoc e campagne.

Gli anarchici e le sette vedranno questi movimenti come un’alternativa ai sindacati. Ma la classe operaia non può fare a meno dei sindacati, che subiranno un cambiamento in un secondo momento. Le organizzazioni di base hanno un ruolo da svolgere, ma non vi è alcun sostituto al paziente lavoro rivoluzionario per trasformare i sindacati.

La maggior parte dei leader sindacali vivono nel passato e sono completamente impreparati per il periodo in cui siamo entrati. Nel momento stesso in cui il sistema capitalista crolla ovunque, si aggrappano disperatamente al "mercato" e cercano di salvarlo a tutti i costi - a scapito dei lavoratori.

Ma le organizzazioni di massa non esistono nel vuoto. Questo è particolarmente vero per i sindacati. Ci sarà un processo di selezione, in cui gli elementi demoralizzati e senza speranza saranno messi da parte e sostituiti con persone più giovani, più militanti, che sono disposti a rischiare il posto di lavoro per il bene di combattere i padroni e lottare per i diritti dei lavoratori.

Sotto la pressione della base, i dirigenti sindacali saranno costretti a mettersi alla testa della lotta, altrimenti saranno semplicemente messi da parte e sostituiti da persone che sono più a contatto con i lavoratori. I sindacati saranno trasformati più e più volte nel corso della lotta.

Sarebbe sbagliato pensare che il riformismo è completamente screditato anche adesso. Le masse vorrebbero vedere riforme. Ma nelle condizioni attuali anche le più piccole riforme dovranno essere conquistate con la lotta. La nostra critica ai riformisti non si basa sul fatto che vogliono delle riforme, ma che per ottenerle non si battono e accettare invece delle contro-riforme - cioè che cedono alle pressioni delle grandi imprese.

Verso la rivoluzione europea

Tre anni fa il Financial Times parlava di "tempi difficili e pericolosi". Queste parole si sono rivelati essere fin troppo vere. La classe dominante ha il terrore degli effetti sociali e politici della crisi e le misure che sarà costretta a prendere. Ciò che ha salvato la situazione finora sono stati il leader laburisti e riformisti, che hanno dimostrato di essere i servi più fedeli e affidabili del capitale.

Le classi si stanno preparando per una prova di forza decisiva. Nel corso dei prossimi cinque o dieci anni vedremo il più serio confronto dal 1930. Ci sono molti paralleli tra la situazione attuale e quella del 1930. Ma ci sono anche importanti differenze.

La differenza principale è un cambiamento radicale nei rapporti di forza. La classe operaia è ormai una maggioranza decisiva in tutti i paesi capitalistici avanzati e svolge un ruolo decisivo in paesi come Turchia, Brasile, Egitto e Indonesia. Prima della seconda guerra mondiale, la borghesia europea aveva grandi riserve sociali nella classe dei contadini. Questo spiega in parte il motivo per cui hanno potuto muoversi rapidamente in direzione del fascismo in Italia, Germania e Spagna.

Ora cambiato i rapporti di forza tra classe escludono un rapido epilogo in quella direzione. La situazione attuale può durare per anni, con alti e bassi. Il movimento si svolgerà con una serie di onde, come in Spagna, dove la rivoluzione in realtà è iniziata nel 1930, con una ondata di scioperi e manifestazioni anche prima della caduta della monarchia nel 1931.

In un periodo rivoluzionario come questo, tutti questi momenti di calma e di sconfitte sono solo il preludio a nuove esplosioni, che metteranno tutti i movimenti del passato in ombra. La rivoluzione spagnola è passata attraverso una serie di fasi, prima di essere definitivamente sconfitto durante le giornate di maggio del 1937 a Barcellona.

In quei sette anni ci furono periodi di grandi progressi rivoluzionari, come ad esempio nel 1931 con la dichiarazione della Repubblica, ma anche periodi di disperazione e disillusione. Ci furono terribili sconfitte, come la sconfitta della Comune delle Asturie nel 1934, e anche di reazione nera, come nel bienio Negro (Due anni neri) diel 1933-5.

Oggi, in Europa, un processo simile sta avvenendo ovunque a un ritmo più lento o più veloce e ad una maggiore o minore intensità. La Grecia è l'anello più debole della catena del capitalismo europeo, ma ci sono molti altri punti deboli. Il processo in Grecia è andato oltre qualsiasi altro posto, ma quello che si vede è solo una forma particolarmente chiara quello che accadrà in altri paesi europei.

Nel maggio del 1968 in Francia c’è stato il più grande sciopero generale rivoluzionario nella storia. Ma in qualche modo è stato comunque un evento piuttosto superficiale. Dopo decenni di prosperità la coscienza dei giovani era stata conquistata da una certa ingenuità. Nelle condizioni molto più severe di oggi, questo tipo di infantilismo quasi-anarchico non troverà posto nella coscienza dei giovani. Questa generazione sarà molto più combattiva rispetto alle generazioni precedenti, e le lotte sarà anche più difficili e più brutali.

Strategia e tattica

Strategia e tattica non sono la stessa cosa. È necessario avere una comprensione generale dei processi, ma l'applicazione concreta e pratica può essere diversa in ogni momento, e la tattica può persino entrare in conflitto con la strategia in certi periodi.

Siamo consapevoli che in una certa fase la forte polarizzazione della società si rifletterà in una differenziazione all'interno delle organizzazioni di massa, a cominciare dai sindacati.

Le esplosioni sono inevitabili. Ma senza una leadership, che non saranno sufficienti. Il movimento che ha occupato le piazze in Spagna ha raggiunto grandi proporzioni, ma non ha portato da nessuna parte e presto è svanito. Le forze del marxismo sono troppo piccole per determinare l'esito di tali movimenti di massa. Nella maggior parte dei paesi sono limitate al livello di propaganda. Ma dobbiamo essere pronti.

Dobbiamo sviluppare rivendicazioni transitorie intelligenti e appropriate in ogni fase. Ma nelle condizioni attuali questo è insufficiente. Mentre intervenendo attivamente in ogni lotta (scioperi, scioperi generali, manifestazioni di massa, ecc), dobbiamo pazientemente spiegare che solo una rottura radicale con il capitalismo può risolvere il problema.

Una economia nazionalizzata e pianificata potrebbe risolvere il problema della disoccupazione, introducendo immediatamente una giornata lavorativa di sei ore, quattro giorni alla settimana senza perdita di retribuzione. Nella nostra propaganda dobbiamo enfatizzare la perdita colossale di produzione che ha creato milioni di disoccupati, l'effetto che ha sui giovani, le donne, ecc

Allo stesso tempo, dobbiamo spiegare il potenziale produttivo enorme delle nuove tecnologie: le informazioni, i computer, la produzione "just in time", i robot, ecc Se fosse sfruttato in modo razionale, vorrebbe dire per le persone lavorare meno ore, non di più, per soddisfare i bisogni umani.

Noi dobbiamo cercare gli elementi più rivoluzionari ed educarli alle idee del marxismo. In una situazione rivoluzionaria un piccolo gruppo con le idee giuste può crescere rapidamente. La qualità può diventare quantità e la quantità può diventare qualità. Il compito è quindi quello di costruire le forze del marxismo con un senso di urgenza. Forze che in questa fase non si trovano nelle nelle principali organizzazioni di massa riformiste. In questa fase sono da cercare, in particolar modo, tra i giovani che si stanno radicalizzando e che sono aperti a idee rivoluzionarie.

La contraddizione tra il livello di coscienza delle masse e i compiti posti dalla storia può essere risolta solo con l'esperienza di eventi grandi ed esplosivi. Ma questi sono impliciti nella situazione. Ci saranno curve strette e cambiamenti improvvisi, soprattutto nelle coscienze.

In passato, le idee rivoluzionarie venivano accolte con scetticismo. Ora le persone sono alla ricerca di queste idee. In Grecia, il 63 per cento delle persone dicono di volere un cambiamento fondamentale nella società, mentre il 23 per cento vuole una rivoluzione. Sono cifre straordinarie: in effetti, l'86 per cento guarda alla rivoluzione per la propria salvezza.

Dobbiamo essere persuasi all'idea di un cambiamento fondamentale nella situazione, per cui abbiamo bisogno di un senso di urgenza nella costruzione di una organizzazione rivoluzionaria. Ogni routinismo deve essere combattuto. Soprattutto, dobbiamo prestare particolare attenzione alla teoria e all’educazione politica, senza la quale non siamo nulla.

Ci sono grandi possibilità. Soprattutto, ci sono interi strati di giovani che cominciano a fare attività politica e che sono alla ricerca delle idee del marxismo, non domani o idopodomani, ma in questo momento. Dobbiamo trovarli, avviare un dialogo con loro e vincerli alle idee del marxismo.

Atene, luglio 2013 [Titolo originale: Risoluzione della TMI sull’attuale situazione]