Gran Bretagna - la disfatta elettorale del Partito laburista Italian Share Tweet Italian translation of Britain: Labour’s electoral setback - Time to Change Course! by Rob Sewell (May 8, 2007) È ora di cambiare rotta! I risultati delle elezioni per il Parlamento Scozzese, l’Assemblea Gallese, e le elezioni locali hanno rappresentato una grossa sconfitta per il Partito Laburista di Tony Blair. I suoi seguaci cercano di fare buon viso a cattivo gioco, affermando che i risultati non sono poi così negativi rispetto alle previsioni. Ma questo non basta a nascondere la profonda impopolarità del governo dopo dieci anni al potere. Questi risultati elettorali sono un chiaro segnale che, così stando le cose, i Conservatori possono vincere le prossime elezioni. dal sito In defence of Marxism Naturalmente Blair, che è sul punto di lasciare il proprio incarico per iniziare una nuova carriera, ha avuto il coraggio di descrivere la debacle come “un buon trampolino” per il Partito laburista. Di questo passo, sarà un “trampolino” sopra un burrone. In queste elezioni, il sostegno al Partito laburista ha raggiunto il suo punto più basso in termini di voti, con milioni di persone che non sono andate a votare, profondamente disilluse dopo dieci anni di Blairismo. In Scozia, per la prima volta in quasi 50 anni, il Labour è uscito sconfitto, con l’emergere dei nazionalisti scozzesi come primo partito. In Galles, il Partito laburista ha ottenuto la percentuale di voti più bassa negli ultimi 90 anni; mentre in Inghilterra, il Labour ha il minor numero di consiglieri comunali dai primi anni settanta a questa parte. In quest’ultima regione, con 4 milioni di persone di votanti, i conservatori hanno ottenuto il 40% dei voti, i laburisti il 26% e i liberali il 24%. Questa è la vera eredità del decennio di Blair, che non è stato altro che una continuazione delle stesse vergognose politiche pro-capitaliste già portate avanti dalla Thatcher e da Major. L’odierna disfatta elettorale è il prodotto di anni di privatizzazioni condotte “dalla porta di servizio”, attacchi al tenore di vita, guerre imperialiste su territori stranieri, e cuccagna riservata ai ricchi. Il Partito Laburista è stato fondato per rappresentare gli interessi dei lavoratori. Ma dopo dieci anni di New Labour, i ricchi sono diventati ancora più ricchi, mentre 11 milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà. Secondo la recente Lista dei Ricchi pubblicata dal Times: “I ricchi in Gran Bretagna non se la sono mai passata così bene… La ricchezza posseduta delle mille persone più ricche è aumentata di 59 miliardi di sterline in un solo anno, fino a raggiungere quasi 360 miliardi di sterline. Questa crescita di quasi il 20% nel corso del 2006 è una dei maggiori incrementi annuali della ricchezza che si siano registrati fin da quando la nostra lista è stata pubblicata per la prima volta, nel 1989” “Il decennio di governo laburista di Tony Blair trascorso si è dimostrato una vera età dell’oro per i ricchi, come raramente se ne sono viste nella storia moderna della Gran Bretagna. Quando l’amministrazione Blair giunse al potere nel 1997, la ricchezza complessiva delle mille persone più facoltose della Gran Bretagna si attestava a 98,99 miliardi di sterline. La crescita di 261 miliardi della ricchezza complessiva dei primi mille rappresenta un balzo del 263% negli ultimi 10 anni”. A dispetto della disillusione nei confronti del New Labour, le elezioni non hanno rappresentato un successo eclatante per i Conservatori. Per molti elettori appartenenti alla classe lavoratrice i conservatori sono ancora fortemente associati con i tragici anni della Thatcher. Questo è il motivo per cui i conservatori continuano a non avere consiglieri locali in aree urbane come Liverpool, Manchester o Newcastle. Anche in Scozia i conservatori sono usciti male, riuscendo ad ottenere soltanto quattro seggi elettorali ad Holyrood. In Scozia, l’aumento dei voti per il Partito Nazionalista Scozzese (SNP), che si è imposto come primo partito del Parlamento Scozzese, è dovuto non ad un maggiore sostegno alla causa separatista, bensì alla protesta contro le politiche di destra portate avanti dal Partito laburista. È tutto da vedere se l’Snp riuscirà a formare una coalizione di governo. I Liberal-democratici hanno annunciato che non entreranno in una coalizione con l’Snp, se continuerà a rivendicare un referendum sull’indipendenza. Ammesso che riescano a venire a capo di qualcosa, anche i nazionalisti, a dispetto della loro retorica, continueranno a portare avanti un programma pro-capitalista, tagliando le tasse alle imprese ed offrendo incentivi alle grandi aziende. In Galles, anche il partito nazionalista Plaid Cymru ha guadagnato voti a spese del Partito laburista. Dal momento che il Labour è ancora il primo partito nell’Assemblea Gallese, una nuova coalizione è la prospettiva più probabile. In ogni caso, sull’attuale base capitalista, questo non risolverà nulla. Porrà le basi per spostamenti e turbolenze ancora maggiori nel movimento laburista gallese. Queste elezioni hanno chiaramente messo in luce la profonda disillusione nei confronti del Partito laburista a livello nazionale. Avendo perso circa 500 seggi nei consigli comuniali e di contea, ora ci sono parlamentari laburisti in alcuni seggi del Sud dell’Inghilterra completamente isolati, senza alcun consigliere che li supporti. Circa 90 consigli comunali non hanno al loro interno nemmeno un consigliere laburista, e altri 19 ne hanno soltanto uno. Questi risultati pongono un altro chiodo sulla bara del Blairismo e del progetto del New Labour. Il tentativo di incoronare Gordon Brown come leader del Partito laburista non riuscirà a riconquistare sostegno al Labour. Al contrario, secondo i sondaggi, il Partito laburista perderà ulteriori consensi con Brown. Questo perché sostanzialmente non c’è differenza tra Brown e Blair. Sostengono le medesime politiche filo-capitaliste di privatizzazioni, tagli ai salari del settore pubblico, flessibilità del lavoro, esenzioni fiscali per i ricchi, occupazione dell’Iraq, etc. Si tratta in pratica della stessa vecchia politica a favore delle imprese promossa dai Conservatori negli ultimi 30 anni. Non stupisce che la gente sia disillusa e si rifiuti di votare – “sono tutti uguali!” è il ritornello più diffuso. I Liberali Democratici non sono riusciti a capitalizzare a proprio favore l’impopolarità del Labour. Al contrario, l’incremento di voti dei Conservatori è stato in gran parte a loro spese. Conseguendo il loro minimo storico ed in Inghilterra, i Lib Dem hanno ottenuto i peggiori risultati nelle elezioni locali dal 1996 a questa parte, perdendo 250 seggi. E saranno ulteriormente schiacciati fra laburisti e conservatori con l’avvicinarsi delle elezioni generali. Questi risultati elettorali sono un serissimo avvertimento al Partito Laburista in vista delle prossime elezioni generali. Il progetto di Blair non ha alcuna possibilità che possa ancora avere uno spazio nelle condizioni attuali. La classe dominante, che ha dato la sua benedizione a Blair dopo il 1996, ora si prepara a dare una pugnalata al Partito laburista. Per i capitalisti, il governo Blair ha compiuto il suo tempo non serve più: dopo che hanno usato il Labour per tutto il tempo che hanno potuto, avendo compiuto il lavoro sporco, sono pronti a buttarlo via come un limone spremuto. Sono chiaramente insoddisfatti di Gordon Brown, perché sentono che non sarà in grado di mantenere la linea attuale. Stanno dunque preparando la strada al ritorno di un governo conservatore. Ma si sbagliano se pensano che Cameron (il leader del partito conservatore) sarà in grado, invece, di mantenere questa stessa linea. Un grande senso di frustrazione e rabbia stanno crescendo tra la massa dei lavoratori. Si deve rinnovare il contratto nel pubblico impiego, dove la proposta di aumento del 2% significa una riduzione del salario quando l’inflazione è a livelli superiori al 3%. I lavoratori non ce la fanno più e dunque possiamo prevedere che si avvicinino battaglie iimportanti. Già 200.000 impiegati statali hanno minacciato di scendere in sciopero. Anche gli infermieri e gli altri lavoratori del settore ospedaliero hanno fatto altrettanto.. È ora di trarre un bilancio rispetto al Blairismo. Si tratta di un fenomeno transitorio, che rappresenta il culmine dello spostamento a destra del movimento laburista britannico. Il pendolo ha oscillato molto a destra negli ultimi anni. Ma l’esperienza del Blairismo, che è stata digerita da milioni di lavoratori, sta preparando una reazione ed un massiccio spostamento a sinistra per il prossimo periodo.Soltanto sbarazzandosi all’interno del Partito laburista di questi intrusi “Conservatori/Blairisti”, che hanno usato il partito come un taxi per arrivare ai loro scopi, è possibile offrire una vera alternativa ai lavoratori. Questo dovrebbe essere il compito dei sindacati, che crearono fin dall’inizio il Partito laburista. I dirigenti sindacali non possono permettersi di stare seduti a meditare in silenzio mentre i loro iscritti sono sotto i colpi del cosiddetto governo laburista. Se avessero un po’ di coraggio, userebbero tutta la loro autorità a sostegno della campagna per eleggere John McDonnell (il candidato della sinistra del partito, ndt) come leader del Partito laburista. Questo non è un gioco. I risultati elettorali indicano che il Labour si prepara a ricevere una sconfitta alle prossime elezioni legislative, a meno che non cambi politica. Questo significa che è necessario un totale cambiamento di direzione. C’è bisogno di una dirigenza che abbia a cuore gli interessi della classe lavoratrice e che difenda un programma realmente socialista, in opposizione alle politiche pro-capitaliste del New Labour. Nessuna manovra risolverà la situazione in cui si sono cacciati i vertici del Partito Laburista. Al contrario, soltanto con l’eliminazione del capitalismo e del suo “sistema di mercato”, le risorse della società potranno essere sfruttate in maniera pianificata ed utilizzate negli interessi della maggioranza dei cittadini. Nessun maquillage o versione aggiornata del Blairismo riuscirà a salvare il partito dalla debacle imminente e da tutto ciò che questa significherà per i lavoratori. Non c’è una terza via.